In molti, in casa ex Ds, vivono le notizie (e le ipotesi) sulla possibile scissione del Partito democratico come fossero la cronaca di una morte annunciata. Ci si risveglia dalla debacle elettorale e si prende coscienza della fine di un ciclo, che, sebbene in provincia di Viterbo fosse pienamente prevedibile almeno da un anno, non avevano creduto possibile. Diceva Andreotti che il potere logora chi non c’è l’ha, ma evidentemente non sempre è così visto che stavolta ha logorato chi l’ha avuto, gestito e utilizzato per ammazzare (politicamente) coloro che aveva individuato come nemici interni. Accecati dall’odio e da una mania di (pre)potenza degna di un manuale di psicanalisi, ai detentori di siffatta onnipotenza ora non resta che un pugno di mosche in mano.
A complicare lo stato depressivo in cui molti stanno candendo di fronte a questo stato di cose ci si mettono anche le indiscrezioni provenienti da Roma che vogliono per imminente la caduta della Regione Lazio e il ritorno alle urne al massimo tra un anno. Se succederà sarà destinato a cadere, qui in provincia di Viterbo, anche l’ultimo avamposto del potere “rosso”: la Asl. Non a caso, proprio a Belcolle e alla Cittadella si registrano in questi giorni le preoccupazioni maggiori da parte di chi vive l’epoca Zingaretti da soldato al seguito del luogotenente del presidente sul territorio.
Si tratta di preoccupazioni ingiustificate e ingiustificabili. La sanità nulla dovrebbe entrarci con la politica e poi non si capisce perché tanta agitazione se si è agito in maniera corretta e trasparente. Un consiglio: i medici facciano i medici, gli infermieri facciano gli infermieri e gli amministrativi facciano gli amministrativi. Si comportino con professionalità e non assecondino le ingerenze (se ci sono) della politica. Pensino a lavorare bene anziché preoccuparsi di chi arriverà se gli ex Ds perderanno il controllo della Regione.