Il pericolo biogas ritorna a Grotte Santo Stefano a distanza di 4 anni, dopo l’opposizione dell’ex giunta Michelini. Nei mesi scorsi è stato infatti nuovamente presentato presso gli uffici comunali il progetto per la costruzione di un impianto in una zona centrale del paese, a meno di 1500 metri in linea d’aria dal cuore del paese.
“L’unica cosa che è cambiata in questi anni – spiega il Comitato per l’ambiente – è la dicitura del progetto: da impianto industriale su terreno agricolo siamo passati a impianto agricolo su terreno agricolo, così è stato aggirato il problema”.
Il progetto ha trovato riscontro positivo sia presso gli uffici regionali che presso gli altri enti preposti. E a nulla sono valse le 1.539 firme raccolte dal Comitato nel 2015 per bloccare l’impianto. Comitato che, facendosi portavoce della contrarietà della frazione a questa azione imprenditoriale, aggiunge: “Non solo questo questo impianto sarebbe produttivamente svantaggioso, ma metterebbe a serio rischio la salute pubblica della frazione. Questi tipi di impianti raramente raggiungono la massima efficienza energetica e a farne le spese sia sul lato economico che ambientale saranno i cittadini”.
“Il tessuto economico grottano – continua il Comitato – ne risentirebbe pesantemente. Infatti, l’impianto non garantirebbe un riscontro occupazionale ma danneggerebbe il potenziale turistico e le strutture ricettive della zona. Calerebbero gli investimenti nell’agricoltura biologica ed eco-sostenibile a favore di uno sfruttamento più intensivo in grado di soddisfare questo mostro. Gli immobili di Grotte Santo Stefano, vista la vicinanza all’impianto, verranno inevitabilmente deprezzati”
Se dal lato economico sembra quasi profilarsi una catastrofe, ciò che preoccupa maggiormente sono le eventuali ricadute sulla salute: “Maggiormente colpita sarà la salute pubblica. Questi impianti vanno a rifiuti organici, liquami di allevamenti, trinciati e scarti di macellazione. Non è difficile immaginarsi le ripercussione di ciò: oltre al cattivo odore, per certi versi superabile, il vero rischio saranno gli insetti che prolificheranno creando un vero flagello. La sicurezza pubblica verrà messa a serio repentaglio dall’aumento del traffico di veicoli pesanti che attraverseranno il paese per alimentare questo eco-mostro”.
“L’impianto – conclude il Comitato – non finalizzerà il ciclo produttivo ma produrrà solo gas che verrà caricato su autocisterne. E se qualcosa andrà storto? Le abitazioni più vicine sorgono a meno 350 metri di distanza”.
In un territorio come quello di Grotte Santo Stefano dove sorgono l’impianto di trattamento dei rifiuti di Casale Bussi e circa un centinaio di allevamenti avicoli, questa sarebbe l’ennesima situazione di rischio per l’ambiente e la popolazione.