Al termine della tornata elettorale per il Partito democratico della Tuscia si impongono delle riflessioni. “Ritengo – dice Giuseppe Fioroni – che non sia possibile esimersi dall’individuazione delle responsabilità della sconfitta. Se lo facessimo favoriremmo il tentativo di chi vorrebbe fare come lo struzzo nascondendo la testa sotto la sabbia”.
Fioroni parte da alcuni dati di fatto: “Il risultato delle europee e delle comunali nel Viterbese è stato in controtendenza rispetto al dato nazionale. Il campo largo teorizzato da Zingaretti, nella nostra provincia si è rivelato in realtà un campo ristretto, come confermano in voti percentuali, quelli assoluti e le preferenze. Il quadro peggiora poi sulle elezioni comunali: il Pd ha perso Civita Castellana, Tarquinia, Nepi, Tuscania, Farnese, Vejano e Capodimonte”.
Tutto ciò, nota Fioroni, “evidenzia come l’idea di un Pd a guida ex Ds, chiuso in sé stesso (un Pd che di fatto ha marginalizzato e estromesso i moderati), abbia generato macerie”. “Basta ragionare – continua – sulle elezioni regionali per capire che laddove si è pensato di aver vinto da soli e di poter da soli governare tutto, spaccando il partito di Viterbo città per non mandare al ballottaggio i moderati, si è compiuta una scelta disastrosa. Sopratutto, emerge un politica ridotta a mera gestione del potere, potere da inseguire con ogni strumento. Ma questa politica ha il respiro corto: infatti, può produrre preferenze a chi si candida, ma non allarga la base dei consensi del partito. In altre parole, a Viterbo sono state compiute scelte che si sono rivelate azzeccatissime per fare l’interesse del singolo, ma non della propria comunità di appartenenza”.
Durissima l’analisi di Fioroni, che parla senza mezzi termini di arroganza: “L’arroganza di ritenere che i moderati, i riformisti e i popolari fossero manovrabili, acquisendo quel caporale o sergente preoccupato per sé o per i problemi della sua amministrazione, non produce risultati. Le elezioni certificano questo: basti pensare a Nepi e Capodimonte o a tanti altri centri”.
“Le europee – prosegue Fioroni – hanno dimostrato che il mondo moderato presta attenzione al Partito democratico quando esso è aperto, innovativo e moderno, e non quando è un monocolore. L’ottimo risultato di Simona Bonafè parla da solo: senza alcuna gestione del potere, ha raggiunto circa 5000 preferenze. E così è stato anche nelle elezioni amministrative con gli ottimi risultati dei pochi candidati moderati nei centri in cui non si sono effettuate epurazione”.
A Viterbo la sinistra è ritornata, grazie a questa politica miope, indietro di 15 anni: “Tutte le roccaforti rosse – prosegue Fioroni – sono state abbattute dalla destra. Resta qualche ‘premio’ di consolazione sui Cimini e in alcuni centri della Teverina. Ma oggettivamente è poca cosa. Dopo aver provato in tutti i modi a distruggere l’alleanza con i Moderati e riformisti, che ci avevano portato alla conquista dell’amministrazione provinciale, i Ds, con un ragionamento miope e oscurato dall’ossessione dell’egemonia in una sorta di delirio da ultimi giorni di Pompei, hanno tentato un’alleanza diretta con Forza Italia. Pura follia. Lo hanno fatto dalla Talete alla Provincia, fino a talune amministrazioni locali. Pura follia perché si è dimostrato che la sommatoria di tre debolezze politiche e di tre bramosie di potere non ha prodotto che danni per tutti”.
“Difronte a tutto questo – conclude Fioroni – la corsa al congresso e alla conta delle tessere appare il proseguo di un percorso che rischia di portare all’implosione del Pd. Non occorre continuare a buttare ulteriore benzina sul fuoco, bisogna ricostruire le ragioni dello stare insieme prendendo atto che chi ha guidato fino ad ora il partito, con la forza del potere e senza alcun disegno politico, ci ha portato a sbattere. Serve che il commissario Astorre in prima persona segua questo processo se vuole che la federazione Viterbo non imploda. Non si può rischiare che, facendo come lo struzzo, si ignori la gravità della situazione, la più grave dal ’96 ad oggi. Bisogna evitare che tante energie, tante risorse umane, tanti militanti, tanti giovani, tante donne e tanti elettori che vogliono il Pd del campo largo se ne vadano perché a Viterbo c’è la piccola piazzetta di un Pds, che ha perso tanti voti e ha messo da parte anche tanti pezzi nobili pieni di testa politica”.