Lo stato di abbandono e il degrado in cui sono lasciati a Viterbo parchi e aree verdi potrebbe costare al Comune conseguenze gravi, pure sul piano giudiziario. No, non stiamo esagerando. Basta guardare cosa è successo nei giorni scorsi a Siena, dove, per lo stato di incuria in cui è stata lasciata una quercia secolare – la Quercia delle Checce -, primo “Monumento verde d’Italia”, sono finiti alla sbarra il sindaco e il responsabile dell’area ambiente, patrimonio e manutenzione della cittadina toscana. Nei giorni scorsi la sentenza: l’amministrazione comunale è stata condannata per “non aver adottato gli interventi necessari per la sicurezza e la conservazione” della pianta. Si tratta di una sentenza storica, che richiama un’amministrazione comunale ai suoi doveri di tutela del paesaggio.
Una vicenda che dovrebbe far riflettere Palazzo dei Priori: pur di fronte alle difficoltà economiche che i Comuni sono costretti a fronteggiare, alla scarsità di risorse, quando c’è da fronteggiare un’emergenza ambientale – ha decretato il tribunale – i Comuni hanno il dovere di intervenire subito e con ogni mezzo, soprattutto coinvolgendo il volontariato e l’associazionismo che si rende disponibile ad aiutare. La tutela di un monumento verde, introdotta proprio dai Governi Renzi e Gentiloni, non è assolutamente meno rilevante e doverosa di un qualsiasi altro monumento ‘in pietra’”.
A Viterbo gli esempi di questo degrado si sprecano. Sono documentati non solo dai giornali, ma quotidianamente anche dalle denunce dei cittadini tramite social network: dalle aree verdi più rinomate come Pratogiardino, inserito tra i parchi e le dimore storiche del Lazio, dove l’erba ha raggiunto l’altezza delle ginocchia e alcune piante nei giorni scorsi sono state abbattute, ai giardini di quartiere, dove i bambini tutti i giorni corrono il rischio di farsi seriamente male, come dimostrano fatti recenti, la situazione è davvero allarmante. Chissà se il rischio di conseguenze giudiziarie convincerà i responsabili a intervenire.