Una maggioranza senza né capo, né coda e un sindaco che sembra non conoscere ciò di cui parla. Si può liquidare così, senza necessità di addentrarsi nella cronaca degli interventi, il consiglio comunale andato in scena oggi pomeriggio e apertosi con la spinosa questione dei conti della Talete pignorati dal Comune. Se non fosse per il serio rischio che corrono i dipendenti della società di non ricevere lo stipendio (lunedì 27 è tra tre giorni), ci sarebbe solo da ridere. E invece non è così. Non c’è nulla di cui rallegrarsi. La situazione, proprio perché ci sono di mezzo decine e decine di famiglie, è drammatica.
Arena si è detto molto dispiaciuto di quanto accaduto, ma il bello è che non ha saputo spiegare da chi è partito l’ordine di pignorare i conti correnti della società di gestione del servizio idrico. Si è limitato a sostenere che lui non c’entra nulla e, tanto genericamente quanto goffamente, ha cercato di rimbalzare le responsabilità sulla struttura amministrativa dell’ente e sui legali incaricati di seguire il contenzioso con Talete. Però, se le cose stessero davvero così, significherebbe semplicemente che lui non governa la maggioranza e che ognuno va in ordine sparso. Forse di tutto ciò Arena non si è reso conto, o forse sì, ma fa finta di non capire.
Come Arena, si sono tutti dimostrati molto preoccupati davanti ai lavoratori che hanno presidiato l’aula, ma non poteva essere diversamente. Al di là delle giustificazioni, restano dunque i fatti e solo su questi va valutata l’azione amministrativa di Palazzo dei Priori: dal Comune di Viterbo è partito l’ordine di pignorare i beni della società che partecipa al 25 per cento. Dagli uffici sono stati forniti i numeri dei conti correnti da bloccare e ciò è puntualmente avvenuto senza prendere in considerazione gli scenari che ne sarebbero conseguiti. Il tutto quando, per arrivare a una trattativa per il rientro dei crediti, ci sarebbero stati ancora due mesi di tempo. Circostanza che ha dell’incredibile è che tutto ciò si sia consumato alla vigilia e all’indomani dall’elezione del nuovo cda avvenuta, come sappiamo, attraverso il grande inciucio studiato da Forza Italia (Battistoni) e sinistra Pd (Panunzi), a cui ha partecipato alla fine anche FdI.
In consiglio comunale ci sono i lavoratori. Preoccupati per il loro futuro e il destino della società.
“Sono molto dispiaciuto di questo fatto – spiega Arena – in base alle esigenze di salvaguardare l’ente e la stessa mia persona, procedere era necessario, essendoci un decreto ingiuntivo. Io stesso già ho subito le conseguenze di procedure della corte dei conti e ho dovuto rispondere in prima persona”.
Conferma la procedura ma non la tempistica. “C’era un lasso di tempo per definire tutto – prosegue Arena – con la disponibilità di 35 milioni che Talete ha quasi ottenuto, si sarebbe risolto tutto in tranquillità da parte di tutto”.
Si poteva ancora aspettare. Almeno fino a luglio, per il primo cittadino. “Effettuerò una verifica interna – avverte Arena – non prevedevo un’accelerazione in questi termini. L’avvocato è stato molto solerte nel procedere, chiederò come mai questa velocità. Una situazione forzata. C’era tempo fino a metà luglio”.
Di conseguenza: “Mi ha molto infastidito e sono molto dispiaciuto. Non viene dalla parte amministrativa, non da me stesso.
Mi sono trovato di fronte al fatto compiuto. Se la scelta è stata presa volutamente per creare un problema, prenderò i dovuti provvedimenti”.
Nel frattempo ci sono i lavoratori. “Ho chiamato la banca – fa sapere Arena – farò di tutti per salvaguardare le vostre competenze. Si stanno consultando. Occorre capire se con una pec del comune si può sbloccare il conto corrente e garantire il pagamento dello stipendio”.
Ma quando interviene Luisa Ciambella (Pd), che parla di errore madornale da parte dell’amministrazione, il clima si surriscalda e il sindaco Arena esce. “Scappa – dice Ciambella – non è dignitoso”. Pochi minuti e rientra. Dibattito incandescente.