Passeranno alla storia come le elezioni della grande riappacificazione a sinistra, le europee 2019. Infatti, almeno a giudicare da ciò che accade in provincia di Viterbo, al richiamo della foresta rappresentato dal nuovo corso del Pd targato Nicola Zingaretti hanno riposto praticamente tutti.
Cinquanta sfumature di rosso, insomma, dentro le cabine elettorali che si dischiuderanno il 26, quando tutti, ma proprio tutti, apporranno la croce sul nome del compagno Max (Smeriglio) e della compagna Lina. Ci saranno il rosso porpora (cardinalizio) di Sposetti, quello carminio di Parroncini, il rosso sangue dei compagni di Rifondazione e Leu e il rosso mattone di Panunzi. Quest’ultimo tale diventato (cioè tendente al marrone) a causa delle contaminazioni nerastre ereditate da destra per via delle alleanze strette qua e là e dei patti sottoscritti in vista del grande inciucio per il governo della Provincia e l’amministrazione della Talete.
Come detto in un’altra occasione, tutto questo rosso dovrebbe portare al Partito democratico della Tuscia (almeno nelle loro speranze) una percentuale che oscillerà tra il 27/28 e il 30 per cento. Tanta roba.
Potrebbero mancare però i voti moderati, ma chissà… speriamo che l’abbiano messo nel conto. Perché, in fondo, la domanda che ci si pone nelle segrete stanze del Nazareno, al di là delle arringhe gridate dal pulpito per aizzare i compagni, i democristiani del Pd riusciranno a turarsi il naso e a votare diligentemente come hanno fatto finora? Ce la faranno a farsi bendare gli occhi un’altra volta ben sapendo che quelle che puntualmente gli arrivano a giochi fatti non sono mai frustate di piacere?