“Quando l’ordinario diventa straordinario”. Inizia così un intervento del gruppo Quartiere Santa Barbara sulle condizioni di degrado in cui versa questa parte del capoluogo, e in generale tutta la città.
“A Viterbo – prosegue la nota – sta diventando straordinario quello che dovrebbe essere invece la normalità. Programmare in maniera razionale ed efficace i servizi minimi dovrebbe essere prassi comune per chi amministra una città.
Erba alta nei parchi e marciapiedi, sui cigli stradali che ne limita la visibilità, caditoie otturate ed ostruite (quella in foto, in via Ondina Valla, come altre nel quartiere fino a due anni fa venivano regolarmente pulite), zone allagate e senza illuminazione, sporcizia e abbandono di immondizia (complici certamente anche quei cittadini incivili che non hanno rispetto del proprio territorio), è questo lo scenario che si nota nel nostro quartiere, ma anche nel resto della città.
Ma al decoro, visto lo stato ultimo di abbandono delle periferie e della città, ci devono pensare quei cittadini che non ci stanno a vedere tale degrado che aumenta sempre più?
Forse quella che un tempo era una situazione limite, di protesta, ossia quella che vedeva i cittadini più volenterosi impegnarsi, con i propri mezzi, nel portare decoro e cercare di sensibilizzare altri ad essere civili, spronando così in qualche modo, anche la propria amministrazione a prenderne atto e provvedimento. Ora sembra più che altro che sia diventata una consuetudine quella dell’amministrazione aspettare che la situazione si aggravi e siano poi gli stessi cittadini esasperati a portare un minimo di decoro.
Ci si domanda: ma a provvedere a tagliare l’erba, stappare le caditoie o pulire la città, non spetta a chi ha un contratto con la pubblica amministrazione e viene pagato con in soldi dei cittadini e quindi deve svolgere il servizio? La stessa amministrazione, senza cadere in facili colpe passate, non deve farsi carico delle varie criticità o almeno del minimo indispensabile? Perché altrimenti qualcosa non va alla base e bisogna prenderne atto e coscienza”.