I festeggiamenti per il 25 aprile a Viterbo si sono trasformati in qualcosa di peggio rispetto a quanto previsto alla vigilia dallo stesso Salvini. Altro che derby tra fascisti e comunisti. A causa delle polemiche il ricordo dei martiri è rimasto solo sullo sfondo.
Il discorso pronunciato al Sacrario dal presidente dell’Anpi, Enrico Mezzetti, più centrato sul ministro dell’interno che sui martiri della liberazione, è stato solo l’antipasto della giornata. Da segnalare anche l’assenza alla cerimonia di molti rappresentanti del centrodestra (in prima fila invece in occasione di altre commemorazioni: al di là di Fusco, il senatore Battistoni e l’onorevole Rotelli dove erano?) e la scenetta del presidente della Provincia Pietro Nocchi, che ha intonato i versi di “Bella ciao”: “E questo è il fiore del partigiano morto per la libertà”, canta il partigiano Pietro. Che poi, riposto simbolicamente il fucile, a Palazzo Gentili si vuole rendere protagonista per governare di un inciucio con il centrodestra, lo stesso centrodestra che in gran parte ha snobbato la celebrazione del 25 aprile. Molto coerente, va detto.
Il caso della giornata è stato senza dubbio il discorso del presidente dell’Anpi, il quale, invece di soffermarsi sul valore della liberazione, che non ha valore politico, avendo accomunato l’Italia nella sua interezza (come dimenticare i socialisti, i liberali, i socialdemocratici e soprattutto i democristiani), ha cercato, tra l’incredulità generale, di farla diventare un simbolo della sola lotta comunista. Mezzetti ha di fatto voluto a tutti i costi traslare questa pagina di storia così importante nell’attualità cercando di indurre nei presenti collegamenti e assonanze assolutamente anacronistiche e arrivando addirittura ad attaccare le forze armate per non meglio precisate responsabilità avute durante la guerra.
All’indifferenza del ministro dell’interno sarebbe stato opportuno rispondere con la stessa moneta. Invece Mezzetti è caduto, volente, nel tranello fornendo al ministro l’alibi perfetto per non essere presente, a Viterbo o in qualsiasi altro luogo d’Italia dove si sono svolte cerimonie e cortei. Al di là di tutta la polemica che ne è seguita poi, è forse questa la cosa più triste che resterà di queste celebrazioni.
Ma che c’entra?, si domandavano alcuni rappresentanti delle forze armate mentre Mezzetti criticava Salvini e poi, ancora, sempre nel suo discorso, il presidente dell’Anpi tirava fuori vicende giudiziarie riguardanti Berlusconi e episodi di guerra che nulla, come detto, hanno a che fare con il 25 aprile e con il ricordo dei martiri della Liberazione. Tra le associazioni combattentistiche qualcuno ha contestato ad alta voce. E alla fine i militari se ne sono andati, mentre Mezzetti stava ancora parlando.
A Viterbo il ricordo dei martiri, nonostante la deposizione di corone e i minuti di silenzio e raccoglimento, è rimasto solo sullo sfondo.