Mauro Rotelli, avvezzo ogni tanto a destarsi tramite comunicati stampa e comunicazioni social agli amici, annuncia alla città (Viterbo) e al mondo che “l’aeroporto a Viterbo s’ha da fare”. Detto da lui che proviene da quella classe dirigente che, con Marini sindaco, l’ha affondato è tutto un programma.
L’aeroporto, afferma il meloniano parlamentare viterbese, è una grande opportunità di sviluppo per la città e la sua provincia. L’occasione per intervenire gli è stata offerta dal recente annuncio dato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte secondo cui sarà presto rimessa mano al Piano aeroportuale nazionale, prevedendo, per decongestionare Fiumicino, la realizzazione di un terzo scalo nel Lazio.
Il ragionamento di Rotelli non fa una piega. Il problema è che viene dal pulpito sbagliato, se è vero che, come tutti ricorderanno, l’aeroporto a Viterbo, proprio nell’ottica di decongestionare Fiumicino, venne previsto tra il 2006 e il 2007 dal governo Prodi dove sedeva come ministro Giuseppe Fioroni. Il progetto abortì, come Rotelli dovrebbe ben sapere, per le inadempienze dell’amministrazione comunale eletta nel 2008 (sindaco Giulio Marini) che non riuscì a produrre in tempo le pratiche che sarebbero servite per presentarsi dai nuovi governi con tutte le carte in regola. E infatti tutto ciò provocò poi, dopo la parentesi Berlusconi che avrebbe dovuto imprimere un’accelerazione al progetto (cosa che guarda caso non avvenne), l’accantonamento dello scalo viterbese ad opera del governo Monti.
Singolare che Rotelli, proveniente politicamente dall’area di chi ha fatto infrangere il sogno, venga oggi a farsi paladino di una cosa che avrebbe meritato attenzione già dieci anni fa.