“Per noi, se un centro storico è vivo lo è sempre, non solo di notte: altrimenti c’è spazio solo per pizzerie e distributori di lattine; o per qualche kermesse a cadenza semestrale, con elfi e casette di legno. Ma, ragionando sulla lunga durata, siamo sicuri che questo faccia bene all’economia viterbese? Che immagine si vuole dare della città? A quale turismo puntiamo?”.
Luigi Telli interviene nel dibattito sul centro storico e sulle nuove regole del piano del commercio approvate nei giorni scorsi dal Consiglio comunale: “Rifondazione comunista – afferma Telli in una nota – sta senza alcun dubbio dalla parte dei residenti del centro storico. A Viterbo infatti davvero si sta sfiorando il paradosso. Si è arrivati al punto che soltanto parlare di regole a proposito del centro storico genera automaticamente reazioni stizzite, che poi di fatto finiscono per spostare il problema su un piano sbagliato (‘sì alla movida, non rubate la notte ai giovani’). E così è pronta la carrellata di opposizioni fuorvianti: i giovani contro i vecchi, gli studenti contro i pensionati, l’attività contro l’apatia, e così via delirando. È un dibattito impostato male”.
Secondo Telli è corretto che si diano orari e regole chiare, se servono a garantire il diritto a una vita dignitosa per chi abita in centro, ma questo non deve esser messo per noi in contrapposizione alle esigenze delle attività commerciali”. E specifica: “Attività commerciali non sono solo ristoranti o bar o locali notturni, ma anche artigianato, commercio di vicinato, negozi al dettaglio, punti vendita di prodotti locali. Se parliamo solo delle esigenze dei primi, vuol dire che il dibattito è drogato. E poi, vi sembra normale che per fare la spesa un viterbese debba prendere l’auto per recarsi nei punti della grande distribuzione, tutti dislocati in periferia? Oppure è normale che (per fare solo un esempio) nella centralissima via Roma chiuda un negozio ogni tre mesi, ad un ritmo allarmante? Il risultato è la desertificazione del Centro, la riduzione del numero dei residenti e la microeconomia putrescente degli affitti in nero (magari a studenti) di locali insalubri, cadenti, fatiscenti”.
“In questo vuoto pneumatico – prosegue Telli – fioriscono allora bar e locali notturni, frequentati per lo più soltanto di sera, da persone che vengono da altre zone della città, cui fanno ritorno a fine serata. Come da copione, sporcizia e degrado aumentano, gli edifici storici sono a rischio crollo (come in via Cardinal La Fontaine), nelle strade si aprono voragini, le piazze medievali diventano di fatto parcheggi, e così via. Le polemiche sulla sicurezza (bullismo e aggressioni in pieno centro) o sulla ‘malamovida’ (regole sì/regole no) sono solo una conseguenza di tutto questo”.
Telli poi critica il piano del commercio: “Non c’è traccia – sostiene – di un’idea organica sulla qualità della vita della comunità che abita il centro storico. Non c’è traccia di una programmazione culturale di lungo periodo sulla città e nella città. Così come, più in generale, non c’è traccia di un piano del colore, o della pianificazione di interventi di ristrutturazione (non di demolizione!) degli edifici storici, o di una relazione periodica con i comitati cittadini”.
“Noi di Rifondazione comunista – conclude – non abbassiamo la guardia, e non cadiamo nella trappola delle false opposizioni: chi lotta per vivere bene in una città, lotta per tutta la città”.