Pubblichiamo un intervento di Coldiretti Viterbo in merito alla realizzazione nella Tuscia di nuovi campi fotovoltaici.
A Tuscania, nella zona di Pian di Vico, così come ormai anche nel Viterbese, si sta affrontando la possibilità di installare importanti superfici con pannelli fotovoltaici a terra. Considerando l’importanza che le energie rinnovabili hanno ormai assunto e senza negarne il forte valore di sostenibilità, da sempre caro a Coldiretti, bisogna considerare il fortissimo impatto che tali soluzioni energetiche alternative possono avere sul territorio. Il rischio è quello di arrivare ad un paradosso: creare intere distese di pannelli fotovoltaici per produrre energia rinnovabile e, al tempo stesso, avere un impatto sul territorio disastroso, sia dal punto di vista naturalistico ed ambientale, sia dal punto di vista turistico.
Infatti, spesso, quando si guarda all’energia rinnovabile, si considerano solo gli aspetti positivi ed economici che giustificano la loro installazione in un qualsivoglia posto.
L’impatto sul territorio e sull’ambiente dei pannelli fotovoltaici c’è, è forte, e non deve essere sottovalutato. Guardando nello specifico ai così detti impianti non integrati, la loro installazione porta ad una effettiva sottrazione di suolo agricolo di alto pregio. “I terreni che vengono privilegiati per le installazioni sono pianeggianti, liberi e facilmente accessibili, quindi terreni fortemente a vocazione agricola”,sottolinea il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici. Che aggiunge: “Inoltre queste terre sottratte rimangono occupate per una media di 25-30 anni con un impoverimento del suolo sottostante agli impianti irrecuperabile, se consideriamo le lavorazioni di diserbo e compattazione che vengono effettuate prima della posa dei pannelli”.
Data la composizione di tali impianti, altro aspetto da mettere in evidenza è quello che riguarda il deterioramento della struttura del terreno, la quale, perde sensibilmente la capacità di immagazzinare acqua e sostanze nutritive. Tutto questo si traduce in fenomeni idrogeologici importanti in un quadro climatico dove sempre più spesso siamo sottoposti a vere e proprie bombe d’acqua per le improvvise e concentrate precipitazioni piovose.
A tutto questo si lega la necessità di un attento studio ex ante degli elementi floristico-vegetazionali predominanti. Infatti la depressione dell’attività biologica associata alla perdita costante di irraggiamento solare delle aree sottostante ai pannelli, mette in pericolo habitat naturali ed aree rilevanti dal punto di vista naturalistico. “Levando anche la buona prassi delle pratiche agricole – prosegue il direttore di Coldiretti Viterbo Alberto Frau – non vi può essere intervento umano a supportare la situazione. Vi sarà una completa trasformazione della terra senza la possibilità di un ripristino dello stato dei luoghi cioè rischiamo di perdere delle terre e poi trovarle abbandonate dopo lo smaltimento dell’impianto”.
Inoltre lo studio di pre-installazione dovrà considerare anche gli elementi faunistici. Aree come quelle considerate individuate a Tuscania, sono talmente vicine a quelle zone che fungono da siti trofici oltre che da rifugi per la fauna da causare inevitabilmente un impatto sugli animali. “Quando si parla dei progetti di queste installazioni e si calcolano gli ettari che dovranno essere messi a disposizione tra gli spazi di servizio necessari per le opere accessorie e le opportune fasce di rispetto non ci si rende conto di quanto suolo si va ad occupare per chilometri e chilometri; senza contare i tempi per la costruzione definitiva ed il rumore durante la realizzazione, la collocazione delle cabine fotovoltaiche con le necessarie cabine di trasformazione, cavi elettrici, dispositivi elettronici ed elettromeccanici quindi la considerazione delle emissioni elettromagnetiche collegate a tutto ciò”, dice sempre Frau.
L’inquinamento provoca danni che hanno ripercussioni su ogni uomo nella vita di tutti i giorni; trovare delle soluzioni per la produzione di energia pulita è doveroso ed eticamente fondamentale al giorno d’oggi. Ma se è vero che gli agricoltori vengono considerati come custodi del paesaggio e del territorio, non è giustificabile sottrarre loro la terra ed il proprio ruolo a fronte di impianti fotovoltaici non integrati. La quantità dei tetti di capannoni industriali, centri commerciali e di tutte le costruzioni, esistenti ed in fase progettuale, è tale da poter fornire una base più che sufficiente per l’installazione dei pannelli senza sfregiare le nostre campagne.