Indagati il sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci, il presidente di Fondazione Vulci Carmelo Messina e il direttore amministrativo dell’ente Alessandro Fiordomi. Dovranno rispondere a vario titolo di peculato. A Messina sarebbero contestati 36mila euro di spese, a Fiordomi, 55mila e a Caci 91mila euro.
Dice la Finanza: “I finanzieri della compagnia di Tarquinia, a conclusione di una complessa attività investigativa in materia di reati contro la pubblica amministrazione condotta nei confronti della Mastarna srl e della Fondazione Vulci, totalmente partecipate dal comune di Montalto di Castro, che si sono occupate in questi ultimi anni della gestione del Parco naturalistico e archeologico di Vulci, uno dei siti più importanti dell’Etruria meridionale, su delega della procura della Repubblica di Civitavecchia hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale ordinario di Civitavecchia sottoponendo a sequestro beni patrimoniali, disponibilità finanziarie su conti correnti e polizze assicurative per un totale complessivo di oltre 182mila euro”.
Continua la nota: “Le indagini, eseguite con le tradizionali tecniche investigative, ovvero mediante l’audizione di numerose persone informate sui fatti e l’esame di migliaia di documenti acquisiti al procedimento, hanno permesso di accertare che i tre indagati a far data dall’anno 2012, si sarebbero appropriati di somme di denaro dell’ente utilizzandole per propri fini personali. In particolare è stato riscontrato che i fondi dell’ente sono stati utilizzati per acquistare olio extravergine di oliva, spese funebri, alberghi, numerosissimi pranzi e cene cui partecipavano anche esponenti del comune di Montalto con addebito dei conti sulla Fondazione Vulci o sulla Mastarna. Persino il caffè e le bibite dei distributori automatici installati negli uffici dei citati enti venivano spesati con i fondi pubblici.Per tali motivi i responsabili dell’ente locale e delle entità giuridiche partecipate dovranno ora rispondere del delitto di peculato di cui all’art. 314 del codice penale, che prevede la reclusione da tre a dieci anni di carcere. E’ stata interessata la sezione giurisdizionale per il Lazio presso la Procura Regionale della Corte dei Conti per l’accertamento del conseguente danno erariale”.