“Come ho già detto i miei nemici non sono Zingaretti e Giachetti. Ma Di Maio, Salvini e Berlusconi. Poi certo, sono preoccupato di quello che può accadere in questa regione se si accavallano delle responsabilità. C’è il rischio di un cortocircuito pericoloso prima di tutto per il Lazio e poi per il Pd. Avanzare questo dubbio non è lesa maestà. Fare il segretario del Pd è un impegno totalizzante, tanto più adesso che bisogna costruire la nuova stagione, riorganizzare il fronte”.
Solo alla fine del suo intervento ieri alle Terme dei Papi Maurizio Martina ha alzato un po’ il livello dello scontro interno al Pd, riferendosi direttamente al governatore del Lazio, suo avversario alle primarie del 3 marzo.
Un discorso di mezz’ora per parlare di primarie (“fondamentale più di altre volte che partecipino tante persone”), Pd (“un partito che deve ripartire dal sociale per ricucire lo strappo con la gente che vuole rappresentare”), Europa e di come costruire una alternativa al governo gialloverde, “una alternativa – ha detto – che non sia fondata su formule politiche nostalgiche”. Martina candidato troppo mite come sostengono alcuni suoi critici? “Ci possono essere leader miti ma forti – ha risposto direttamente lui – il tema è la forza di un progetto, non bisogna fare i quaquaraquà come Di Maio e Salvini per essere un leader”.
Ad accogliere Martina una sala gremita di gente, oltre a Giuseppe Fioroni e ad alcuni rappresentanti locali del partito: Martina Minchella, Luisa Ciambella, Antonio Rizzello, Andrea Egidi e tanti altri.
“SERVE UN PARTITO UNITO”
“Siamo in una regione tosta – ha esordito Martina – ma anche qui come altrove siamo riusciti a ben rappresentarle le nostre buone ragioni. Il Pd ha bisogno di noi, di questa mozione di questo spirito unitario che la nostra mozione interpreta in tutto e per tutto, più delle altre. Proprio per come noi abbiamo cercato di lavorare in questi mesi, per come sta andando il dibattito di questo congresso, noi crediamo che l’unità del Pd sia il presupposto per costruire l’alternativa. Se qualcuno pensa di costruire una alternativa fuori dal Pd di sbaglia di grosso. È fondamentale che il Pd rimanga unito, ma non una unità retorica”.
IL RUOLO DEL PD OGGI
“L’urgenza di una battaglia dei democratici oggi è più evidente di undici anni fa quando siamo nati. Allora tutto sommato avevamo coordinate abbastanza certe: eravamo dentro un sistema bipolare, avevamo giustamente animato una battaglia contro la destra egemonizzata da Berlusconi, in Europa Francia e Germania erano riferimenti saldi e non immaginavamo ancora Trump. Pensate invece cosa abbiamo oggi, chi ci sta governando, pensate alle vicende europee, pensate a quello che sta accadendo oltreoceano. Oggi si sono toccati alcuni nervi fondamentali di convivenza che prima non avevamo in questa drammaticità. La crisi ha cambiato completamente il campo di gioco. Sono saltati gli schemi tradizionali della economia e della politica. La destra ha fatto una sua operazione pesantissima e drammaticamente efficace, sono passati da essere una destra ultraliberista, protagonista dello sconquasso della crisi, a essere la destra di oggi, sovranista. Sono quelli del ritorno al nazionalismo, della difesa delle persone riorganizzando muri, confini e dazi”.
“La sfida – ha continuato Maurizio Marina – è a rilanciare le ragioni riformiste del Pd, la sfida di cambiamento del paese con il Pd al servizio del cambiamento della società”.
L’ALTERNATIVA AL GOVERNO GIALLOVERDE
“Il problema oggi non è inventarsi un autosufficienza che non c’è. Siamo consapevoli che bisogna costruire le ragioni in un campo più largo, ma senza cercare formule nostalgiche che non ci sono più. I politicismi esasperati non portano da nessuna parte. L’alternativa a questa destra non si costruisce con un vertice a Roma tra forze politiche del fu centrosinistra. Così non si va da nessuna parte. Bisogna costruire invece nella società rapporti veri con le persone che vogliamo rappresentare e da li costruire rapporti politici. Lo abbiamo già fatto a Milano,a Brescia, a Brindisi ad Ancona.
Serve un cambio radicale di approccio, serve la capacità di affrontare alcuni temi di prospettiva in maniera netta, più coraggiosa: il lavoro che cambia, il problema della redistribuzione del reddito. La mozione non ha la presunzione di avere tutte le verità in tasca, ma ha questa consapevolezza: riprendere in mano alcune battaglie, in primis la questione sociale, che è la vera questione che ha rotto il rapporto tra noi e le persone che dobbiamo tornare a rappresentare. E di conseguenza non avere ambiguità nei confronti di Lega e 5 Stelle”.
“SE UNO VALE UNO, ALLORA IL PIU’ DEBOLE SOCCOMBE”
“In questo tempo – ha detto Martina – bisogna riscoprire le mediazioni. E’ una balla che con l’’uno vale uno’, un cittadino sia più libero e un Paese sia più democratico. Con l’uno vale uno, chi è più potente comanda, chi è più debole soccombe. Su questo bisogna fare una battaglia radicale, altro che timidezza”.
LA SITUAZIONE POLITICA ATTUALE
“In queste ore è evidente il giochino al quale stiamo assistendo: faranno di tutto per evitare l’autorizzazione a procedere per il ministro dell’Interno che ha violato la legge, in cambio dell’accordo per non fare la Tav. Tutto questo con il Paese in mezzo a pagarne le spese”.
“TUTTI INSIEME SENZA PAURA”
“Dateci una mano – ha concluso Martina – perché tante persone partecipino alle primarie. Andiamo avanti unti, senza retorica, con leadership collettive, perché un grande partito ha bisogno di gruppi dirigenti che ovunque nel territorio riescano a rappresentarlo”.