
La modifica del terzo settore elimina un regime di favore, in un momento in cui le organizzazioni non profit sono in attesa della piena operatività delle regole fiscali della riforma. Queste infatti diventeranno efficaci solo con l’entrata in funzione del registro unico nazionale e con l’autorizzazione della Commissione europea. Proprio per questo motivo, il Codice del terzo settore aveva rinviato a questo momento la disapplicazione della “mini Ires” per gli enti del terzo settore appunto (Ets), per traghettarli verso il nuovo regime senza cambiamenti nel trattamento fiscale.
La riforma del terzo settore prevede per gli Ets, tra l’altro, la possibilità di determinare il reddito in via forfettaria, con coefficienti particolarmente favorevoli per il volontariato e l’associazionismo sociale (1% e 3%). Il dlgs 117/2017 aveva mantenuto lo sconto Ires per gli enti che, pur operando in settori di rilevanza sociale per la collettività, sarebbero rimasti fuori dal Registro unico nazionale del Terzo settore (per mancanza, ad esempio, dei requisiti soggettivi). Con la manovra, invece, scatta anche per questi ultimi la tassazione ordinaria, senza possibilità di valorizzare in alcun modo l’assenza di scopo di lucro e la rilevanza sociale dell’attività prestata.
La manovra, poi, penalizza due volte gli enti religiosi: da un lato, perdono l’Ires ridotta nel periodo transitorio (prima dell’eventuale ingresso nel Registro unico); dall’altro, perdono anche un’agevolazione che avrebbero avuto con l’entrata a regime della riforma, cioè il dimezzamento dell’Ires per le attività diverse da quelle istituzionali.
Sul fronte delle donazioni, come già previsto per “Il dopo di noi” la manovra 2019 ha riproposto un bonus che coinvolge anche gli enti non commerciali: un credito d’imposta del 65% ripartiti in tre anni, per le erogazioni in denaro finalizzate alla bonifica di edifici o terreni pubblici, alla realizzazione o ristrutturazione di parchi e al recupero di aree dismesse. Il bonus spetterà alle persone fisiche e agli enti non commerciali entro il 20% del reddito imponibile e alle società entro il 10 per mille dei ricavi annui. Con il ministero dell’handicap si va contro la convenzione Onu, qui si va a inficiare la legge sul terzo settore, della quale mancano vari decreti attuativi.Caos totale.