Molti accessi, poco personale: nel Lazio e nella Tuscia i Pronto Soccorso sono a rischio tracollo.
C’è anche la firma dei direttori dei servizi di Pronto Soccorso della provincia di Viterbo – Paolo Brama (Ospedale civile di Tarquinia), Alessandro Masella (Andosilla di Civita Castellana), Bruno Mario Mongiardo (Belcolle) – nella lettera con cui i responsabili delle strutture regionali che si occupano di emergenza chiedono interventi per far fronte alla mancanza di risorse umane e professionali indispensabili per assistere adeguatamente i pazienti.
Il titolo della missiva inviata nei giorni scorsi è esplicativo: “Carenza del personale medico: i Pronto Soccorso non possono più attendere”. Destinatari: l’Ordine dei medici, il ministro della Salute, il ministero della Ricerca, il presidente della Regione Lazio e l’assessore regionale alla Sanità.
I medici indicano tra le cause dei problemi attuali la “non adeguata programmazione a livello nazionale, sia del numero di studenti iscritti alle facoltà di Medicina e Chirurgia che del numero di borse disponibili per le Scuole di specializzazione”. Inoltre per i servizi di emergenza “pesa sicuramente una maggior resistenza da parte dei giovani specialisti ad accettare un lavoro scarsamente remunerativo, sempre più gravato da rischi, non solo medico-legali,che impattano negativamente sulla qualità di vita”.
Una situazione al limite. “Questo – continua la lettera – ha portato ad un grave depauperamento delle risorse umane delle strutture dell’emergenza, costringendo molti PS, in deroga alle normative, ad utilizzare anche personale medico non in possesso dei requisiti previsti dalla legge”.
Mentre da una parte manca il personale, dall’altra rimane alto invece – e non ci sono motivi per credere che diminuisca nei prossimi anni – il numero di accessi annui all’emergenza: nel Lazio un cittadino su 3 si reca in PS almeno una volta all’anno.
“Se gli accessi rimarranno questi e la disponibilità dei medici dell’emergenza continua a ridursi – scrivono i direttori dei PS – occorre trovare misure alternative per evitare il tracollo”. Un rischio che poche righe dopo viene definito “concreto”.
Per i direttori dei Ps servono ” risposte in tempi rapidi”. Sette le soluzioni suggerite per evitare il collasso: 1) l’incremento significativo del numero di borse regionali destinate alle scuole di specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza, anche rivedendo i criteri di accesso per i medici che già lavorano nelle strutture dell’emergenza; 2) la revisione della dca regionale 8/2011 che basa le risorse umane in organico solo sul numero degli accessi e non sulle reali attività svolte in PS; 3) il significativo miglioramento delle condizioni di lavoro in PS, in maniera da rendere questo mestiere più appetibile ed attrattivo per gli specialisti equipollenti; 4) il miglioramento strutturale ed organizzativo per i PS, finalizzato a ridurre le aggressioni ed il rischio di contrarre malattie infettive da parte degli operatori sanitari; 5) sottrarre alla responsabilità gestionale del PS i pazienti per i quali è stato già deciso il ricovero; 6) ridistribuire il lavoro tra professionalità diverse, sollevando il medico da incombenze burocratiche che altri possono svolgere, anche con costi inferiori, facendo sì che egli possa dedicare tutto il proprio tempo alla gestione del paziente; 7) l’ampliamento dei fast-tracks per determinati e concordati quadri clinici avviati dal triage o dal medico di PS e conclusi dallo specialista di competenza.