Assemblea dei soci di Talete martedì prossimo, 20 novembre, alle 15 in Provincia. All’ordine del giorno il rinnovo dei vertici amministrativi, ossia le dimissioni dell’amministratore unico Salvatore Parlato, quindi la nomina del successore o di un consiglio d’amministrazione all’interno del quale sarà scelto il presidente.
Parlato ha operato finora in regime di proroga a causa delle elezioni amministrative di primavera, che, nei mesi precedenti, quando doveva scadere il suo mandato, avevano indotto i sindaci a prendere tempo in attesa di verificare i nuovi equilibri politici che sarebbero scaturiti con il voto. Si è votato appunto a giugno e si è andati avanti fino a novembre perché in effetti – circostanza alquanto sconsiderata – non sembra che si abbiano ancora le idee chiare sul da farsi. E così, se Parlato, aiutato dalla sorte rappresentata dalla confusione che regna sulle scenario politico provinciale, ha potuto resistere fino a oggi, non è detto che non possa farlo ancora. Certo, continuare con l’amministratore unico sarebbe un fatto politicamente grave, significherebbe per la politica abdicare al proprio ruolo, preferendo affidarsi alle scelte dei capi bastone che tutto pensano e tutto decidono. Di fatto, l’assemblea dei sindaci, consesso dove le decisioni dovrebbero essere prese sulla base di un democratico processo di dialettica interna, si troverebbe ancora una volta priva di ogni potere decisionale. Da cui conseguirebbe, come accaduto fino a questo momento, la concentrazione di tutti i poteri nelle mani dell’amministratore, che fa e disfà a proprio piacimento in ogni singolo comune andando a trattativa “privata” con i rispettivi sindaci. Vi rendete conto da soli che si tratta di un’anomalia che non dovrebbe andare avanti all’infinito. Affidamenti di incarichi e di lavori: sono questi in particolare i compiti di chi amministra una società come la Talete, compiti delicati che, a prescindere dalla figura di Parlato, non possono essere concentrati nelle mani di un soggetto che risponde solo a se stesso.
Si dice che Parlato potrebbe restare dov’è sulla base di un accordo tra la sinistra del Pd (Panunzi) e Fratelli d’Italia. Vedremo come andranno le cose. Di sicuro, se questa fosse la strada che si è deciso di imboccare, ci troveremmo ancora una volta di fronte ad un’anomalia che sancisce in provincia di Viterbo la morte della politica.