Un comunicato. Una ventina di righe per “archiviare” il secondo scandalo che alla Asl in meno di due anni ha visto coinvolti dipendenti assenteisti. In quest’ultimo caso si tratta, come ormai noto, di medici del servizio di guardia medica che entravano o se ne andavano dal posto di lavoro quando volevano. A volte, addirittura, senza presentarsi proprio. Questo, almeno, quanto emerso sinora dalle indagini del Nas.
Uno scandalo enorme – che stavolta siano “solo” tre i dottori coinvolti, rispetto alle decine di persone finite indagate a gennaio del 2017 non ne fa una vicenda meno grave – che però sembra già appartenere al passato. Se ne continuerà a parlare, è vero, per gli strascichi giudiziari. Ci saranno processi e sentenze. Ma al di là dell’aspetto penale, nessuno dalla cittadella della salute ha ancora spiegato come questi fatti possano continuare a ripetersi.
Sia chiaro, nessuno vuole attribuire all’azienda sanitaria colpe che, se confermate nel corso dei tre gradi di giudizio, sarebbero e resterebbero individuali. Anzi. Gli stessi carabinieri scrivono che “i vertici (della Asl, ndr) nel corso delle indagini hanno garantito ampia collaborazione e supporto agli investigatori”. E la Asl nella sua nota afferma che “questa azienda utilizzerà tutti gli strumenti di sua competenza per fare piena luce rispetto a quanto sin qui accertato dalla Procura e per applicare tutte le sanzioni che la legge le consente”.
Ma forse solo un comunicato stampa è un po’ poco. Magari una conferenza stampa sarebbe stata la sede più opportuna per rispondere a certi interrogativi, che ripetiamo, non riguardano l’inchiesta. Gli utenti (se vogliamo rimanere nell’ambito di un linguaggio aziendale), i pazienti (se ci atteniamo a quello medico), e più in generale i cittadini vorrebbero sentirsi dire dalla viva voce del direttore generale o da chi per lei, come vengono svolti i controlli contro il fenomeno dell’assenteismo, cosa non ha funzionato eventualmente nei controlli. Nel caso, cosa farà l’azienda per migliorare i protocolli interni. Perché di fronte a certi scandali fa molti più danni nell’opinione pubblica il silenzio (inteso come assenza di voce) delle istituzioni, che la rabbia per la gravità dei fatti stessi.