Voi fareste credito a una persona che risulta indebitata fino all’osso? No, e comunque anche se foste costretti pretendereste garanzie ferree. O no? Ecco, nel giudicare la manovra economica del governo Lega/M5S, partite da questa domanda e datevi una risposta. Considerate che l’Italia ha un debito pubblico enorme, il quale, per non bloccare il Paese (stipendi dei dipendenti pubblici che non si possono pagare, sanità che non può erogare prestazioni, pensioni che non possono essere liquidate, trasporti che si fermano, manutenzione delle strade che non si può fare, ecc., ecc.), ha bisogno di chi compri le sue cambiali in cambio di un interesse che è proporzionale ai rischi di insolvenza.
Checché ne dica Di Maio, che in vita sua non risulta aver mai lavorato, è questo il meccanismo che regola l’andamento dello spread. Motivo per cui, senza una politica seria di riduzione del debito, rischiamo di farlo aumentare ulteriormente e di renderlo insostenibile. A quel punto il nostro Paese rischia di fare la fine della Grecia. Di essere cioè pignorato dai creditori. C’è poco da esultare dunque di fronte alla manovra varata dal governo, che aggraverà il debito italiano di ulteriori 100 miliardi. Sono inquietanti perciò le scene a cui abbiamo assistito tre notti fa, con Di Maio e i suoi che stringevano i pugni o mostravano la v con le dita dall’alto di un balcone di Palazzo Chigi, e i servi sciocchi, sotto, ad applaudire e sventolare bandiere.
La verità è che un debito è tale perché il denaro ricevuto lo si deve restituire. E lo dovremo restituire tutti noi. Tutti noi saremo costretti a pagare con il nostro lavoro l’ennesimo spot elettorale di Di Maio e Salvini. Perché di questo si tratta, di uno spot e basta dal momento che è semplicemente ridicolo pensare che con 10 miliardi si abolisca la povertà e che 400mila nuovi pensionamenti si traducano in altrettanti posti di lavoro per i giovani. Ma dove l’hanno visto questo film? Vogliamo parlare, poi, dell’iniquità della flat tax (nel frattempo è divenuta dual tax, ma sempre di regalo ai ricchi si tratta) e del condono – non pace – fiscale? O degli ulteriori tagli alla spesa pubblica a cui per forza si dovrà ricorrere per trovare altri 13 miliardi che mancano all’appello.
In cosa consista, dunque, la vittoria del popolo di cui i grillini blaterano non è dato sapere. Qui l’unica vittoria è di chi sta al governo, che asseconda gli istinti peggiori del popolo facendogli pagare la popolo stesso.