Alcuni ritengono il caso Moro il nostro 11 settembre, altri ritengono che sia il nostro omicidio Kennedy, quel che è certo è che chi in quel periodo aveva almeno 8/10 anni, ricorda tutto.
Nell’incontro a Palazzo Sforza a Proceno il presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Giuseppe Fioroni, ha risposto alle domande rivoltegli da Roberto Mattera sulle 700.000 pagine di documenti, che la commissione ha raccolto in 4 anni di attività, ricostruendo insieme tutto il periodo degli anni ’70, con uno zoom sullo spontaneismo del Movimento del ’77 rappresentante la galassia della sinistra extraparlamentare. Contenitore che esprimeva anche movimenti violenti, responsabili di una statistica durante il 1976 di 1.198 attentati e atti di violenza, e la crescita a 2.128 nel 1978, un’escalation che vedeva come obbiettivo le sedi di partito e delle istituzioni, 423 in totale, la Dc con 154 episodi, seguita dal Msi-Dn con 77, Pci 4, Psi 2. Le sedi di polizia e carabinieri colpite furono 124, 140 le scuole, 65 le chiese. In questo clima è maturato il rapimento di Moro, che era colpevole di aver favorito l’entrata nel governo del Pci, sconvolgendo gli equilibri di Yalta, che anche per le Br dovevano essere cambiati, ma con una vera rivoluzione di massa e la guerra civile.
Fioroni ha affermato: “Quella che abbiamo saputo sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro è stata finora una ‘verità ritagliata’, un abito costruito su misura, che ha tenuto fuori dal perimetro politico-giudiziario ‘verità’ troppo grandi”.
Grazie alle nuove tecnologie introdotte nel campo investigativo, che hanno permesso a Ris del carabinieri e alla polizia di stato, incaricati dalla commissione di produrre nuovi risultati, è stato possibile chiarire che l’omicidio di Moro è molto probabile che non possa essere stato perpetrato a via Montalcini. Il ritrovamento a giorni alterni delle autovetture (Fiat 132, 128 blu e 128 bianca) a via Licinio Calvo, ha portato, insieme ad altri riscontri, a stabilire con ragionevole certezza che il primo luogo di prigionia sia stato il condominio di via dei Massimi 91 alla Balduina.
Si è scoperto, grazie alle direttive sulla desecretazione degli atti, che i servizi segreti avevano allertato, il 18 febbraio 1978 con dei cablogrammi, sulla possibilità di una “grande operazione terroristica di notevole portata” coinvolgente il nostro paese. Dunque la verità sancita dal cosiddetto Memoriale Morucci, presenta troppe incongruenze rispetto alle risultanze della commissione, per essere quella reale, oltre ai numerosi e accertati depistaggi.
Fioroni conclude dicendo che, oramai dopo 40 anni, dovrebbero essere in molti a parlare, per riconsegnare a questo Paese la realtà dei fatti e restituire dignità ai tanti morti strappati alle loro famiglie, colpevoli di aver fatto solo il loro lavoro.