di Cato Cato*
È bello un governo che se ne frega dei vincoli e sfida l’Europa, i mercati, il buon senso, votando la liberatoria del suo avventurismo, andando chissà dove e chissà come, pur di compiacere a se stesso e alle sue promesse di felicità.
Se fosse così semplice governare, avremmo da metterci tutti in ginocchio e chiedere perdono. Stupidamente abbiamo denunciato in passato l’errore di tante cicale, pensando che recasse danno al Paese il loro ritardo nel prendere nota dei rischi legati al progressivo rigonfiamento del debito.
Forse Nino Andreatta era un cattolico che si ostinava a prendere troppo sul serio la cura del bene pubblico, difendendo il risparmio delle famiglie e guardando al futuro di figli e nipoti. Forse la sua battaglia per l’equilibrio dei conti pubblici e il rilancio della produttività, implicanti riforme e sacrifici, era viziata da un eccesso di rigorismo.
Vuoi mettere, invece, il fascino di Salvini e Di Maio, con la genialità del loro farsi popolo saccheggiando la credibilità dell’Italia? La rivoluzione è tanto suadente ed agevole che il solo fatto di averne sprezzato la fattibilità così a buon mercato rivela la nostra insipienza.
Da questa lezione dovremmo uscire rimotivati nel nuovo credo della spesa a gogò, senza farci intimorire, neppure noi, da ragionieri e speculatori.
Se tutto è così semplice, anche l’opposizione sarà semplice: basterà sventolare la vecchia bandiera degli irresponsabili, promettendo di andare comunque oltre i propositi e le scelte dei dissipatori di danaro pubblico.
Un bel programma di opposizione potrebbe consistere nel rivendicare lo sfondamento del tetto del 2.4 per cento, come adesso previsto dal governo giallo-verde. La felicità, a calcoli fatti, si può garantire meglio se produciamo ancora più debito, per scaricare sulle future generazioni non questo misero 2.4 per cento, ma il 3 o il 5 o il 10 per cento di altro debito.
Dove sta il limite di ragionevolezza e prudenza, quando finalmente si disvela la “gaia scienza” di bravi economisti antispeculatori? Ecco, tutto questo ricorda Calderon de la Barca e il suo romanzo “La vita è sogno”. Ma nella vita reale il sogno diventa incubo, se pretende l’impossibile o se travisa il senso delle cose, inventando le convenienze a supporto del proprio desiderio di potere.
Adesso incrociamo le dita e speriamo nella buona fortuna. Un Paese guidato da tali servitori del popolo è spinto sull’orlo della caduta nel vuoto. Scoprire a breve che i soldi sprecati con una manovra in deficit sono il vero regalo alla speculazione, equivale a dimostrare che questo governo illude gli italiani, nascondendo l’esito probabile di un trasferimento di denaro dagli italiani stessi ai finanziatori del nostro debito.
Una beffa!
- dal sito www.ildomaniditalia.eu