Quella contro il razzismo è una battaglia per la civiltà, la democrazia, i diritti civili e e il progresso. Una battaglia per non precipitare indietro nelle storia e rivivere tempi bui già condannati dalla storia medesima, di cui purtroppo oggi molti hanno perso memoria.
Per questo motivo – al di là della cortina fumogena innescata dalla Lega di Salvini sui social al fine di deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi delle famiglie (crisi economica, disoccupazione, povertà e degrado) e al di là delle misure di politica internazionale da studiare ed adottare per fronteggiare l’emergenza – sono sempre di più le voci che si alzano per condannare l’ondata di intolleranza e violenza che sembra essersi impadronita del Paese. Prende dunque posizione la Chiesa tramite i vescovi (singolare che ancora non si sia levata la voce di quello di Viterbo); si schiera apertamente (anzi, lo sta facendo già da diverse settimane) l’ala moderata del Partito democratico; negli ultimi giorni è uscito allo scoperto il presidente della Regione Nicola Zingaretti con un lungo post su Facebook in cui sostiene che il governo ha preso in ostaggio 146 eritrei per distrarre 60 milioni di italiani; si moltiplicano infine le iniziative di sensibilizzazione di associazioni e privati che non possono rassegnarsi alla deriva populista che rischia di isolare l’Italia con tutte le conseguenze che si possono immaginare.
Manca all’appello, però, qui in provincia di Viterbo, una voce che non ti saresti mai aspettato di ritrovare così inguattata per paura di perdere consensi. E’ la voce della sinistra, e più specificatamente, per quanto riguarda il Partito democratico, la voce degli ex Ds che detengono il potere regionale. Nemmeno una parola dal consigliere eletto sul territorio, Panunzi, e men che mai un cenno dalla sua fedelissima assessora ai servizi sociali, Troncarelli. Il risultato è che un tema tanto caro, per lunga tradizione, a questa area della politica e della società sembra letteralmente scomparso dall’agenda della sinistra nostrana, probabilmente troppo impegnata a difendere le posizione di potere acquisite alla Asl, alle Case popolari, oltre che alla Pisana e in tutti quegli enti di sottogoverno che dipendono dall’ente Regione.
Grave che la sinistra del Pd, quella che alle elezioni comunali ha spaccato il partito e consegnato Viterbo al centrodestra, continui a perseverare nei propri errori. Grave che la sinistra abdichi così al proprio ruolo di paladina dei deboli configurandosi sempre più come una classe di potere avulsa dal popolarismo d’un tempo e lasciando sola (come nel caso di Luisa Ciambella) l’area moderata e cattolica. Sì, è vero: forse la sinistra non esiste più, ma questo non vuol dire che su certi temi non si debba continuare a lottare, quand’anche, in tempi come questi, si trattasse solo di una lotta di testimonianza.