“Da una parte il governo ha usato queste persone per forzare l’Europa a una risposta. La risposta si è rivelata alquanto parziale e debole, da Albania e Irlanda. Sappiamo che non si può far politica sulla pelle dei poveri, quindi il rischio di strumentalizzare i poveri, anche dove giustamente si chiede una risposta corale e condivisa, rimane veramente alto”.
Monsignor Ivan Maffeis, direttore dell’ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei, ha commentato così la vicenda della nave Diciotti, risolta con l’intervento del Vaticano che ha accolto un centinaio di profughi. Maffeis ha aggiunto che la “situazione era ormai diventata insostenibile per tutti. Vedere queste persone su una nave italiana attraccata sulle nostre coste e impossibilitate a scendere era una situazione intollerabile anche dal punto di vista umanitario”.
In questo quadro a Viterbo, dove addirittura c’è chi ha prospettato la possibilità di multare chi chiede e chi fa l’elemosina, non c’è stata ancora una presa di posizione chiara della curia. La circostanza è quantomai singolare e dunque ci si attende che anche il vescovo Fumagalli o chi per lui facciano finalmente sentire la loro voce.
D’altra parte sono molti i vescovi che stanno scendendo in campo, mettendoci la faccia in prima persona. E’ il caso del vice presidente della Cei per il Sud, Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, che chiede responsabilità ai governi: “Sono persone che provengono o attraversano Paesi polveriera, come la Libia, il Niger, il Sudan e altri. Senza guardare alla globalità della questione, temo che finiremo per peggiorare le cose”.
Da parte sua, infine, monsignor Giovanni Accolla, arcivescovo di Messina, ha affermato che “la Chiesa è sempre pronta in queste occasioni ad intervenire e fare quanto nelle nostre disponibilità per dare ristoro e aiuto a chi soffre. Credo che anche i media abbiano importanti responsabilità nel riportare notizie su questo argomento rappresentando nel modo corretto la situazione reale delle condizioni di queste persone e nell’evidenziare le dichiarazioni di esponenti delle istituzioni che, pur avendo le loro ragioni, devono considerare che non stiamo parlando di pacchi ma di esseri umani”.
Dunque, ritorniamo alla domanda che più interessa il Viterbese: come mai ancora nessuna risposta da parte del vescovo Fumagalli o dei suoi collaboratori.