Siccome il peggio viene sempre dopo, in città c’è già chi ha sostituito l’ormai anacronistico “aridatece Gabbianelli” con un più attuale “aridatece Michelini”.
Già, perché la nuova maggioranza di centrodestra è riuscita nei soli undici giorni trascorsi dalla vittoria al ballottaggio, tacendo dell’indegno spettacolo offerto durante la lunga fase di scelta del candidato a sindaco, nell’impresa di far rimpiangere la vecchia maggioranza di centrosinistra. Complimenti, non era facile. Se una buona parte della responsabilità della situazione pesa su una vecchia mandria di lupi famelici che, dopo cinque anni di digiuno, non ha perso né il pelo (soprattutto quello
sullo stomaco) né il vizio di sbranarsi sulle poltrone, il problema è però come sempre nel manico. Cioè nel sindaco Arena, che finora non si è dimostrato capace di tenere a freno la mandria. Il sindaco si vanta delle sue doti di mediatore, ma la mediazione, quando hai a che fare con lupi che digrignano i denti, da virtù diventa vizio. Mercoledì sera, di fronte allo stallo che si è venuto a creare nella composizione della giunta e nella distribuzione delle deleghe, Arena ha provato a forzare la mano, tanto per dare una risposta a chi gli rimprovera la debolezza di carattere. Ma il coraggio quando uno non ce l’ha non se lo può dare, diceva don Abbondio. Il primo cittadino, se voleva sfidare i suoi, doveva avere il coraggio di andare fino in fondo. Avrebbe dovuto nominarla, la giunta a sette, anziché limitarsi a proporla o a minacciarla facendo preparare agli uffici i decreti di nomina, che senza firma del sindaco sono solo pezzi di carta.
La data del primo consiglio comunale – dovrebbe essere il 17 – si avvicina e la giunta, almeno a ieri sera, era ancora lontana. Probabilmente dovranno metterci mano i tre parlamentari viterbese. Probabilmente questa grottesca e paradossale crisi scoppiata a consiliatura non ancora iniziata la risolveranno pure, Rotelli, Battistoni e Fusco. Perché nessuno nella maggioranza ha voglia di tornare a votare, anche perché se ci si tornasse la Frontini stavolta li asfalterebbe. Nessuno a cominciare ovviamente dal sindaco, che della conquista di Palazzo dei Priori, sulle orme del padre Salvatore, ha fatto, oltre che il coronamento di una carriera, una questione di vita. E quando c’è di mezzo la vita, si sa, nessuno vuole rischiarsela. Anche a costo di restare per cinque anni ostaggio dei lupi. E di far rimpiangere Michelini e le paturnie dei serrapanunziani.