Caos sanità nel Lazio a causa delle visite e degli esami impossibili, dalla risonanza magnetica all’ecocolordoppler. Solo una struttura su cinque rispetta i tempi minimi previsti dalla legge.
Ci sono esami, come la Tac, per i quali si aspettano addirittura dieci mesi, per altri le Asl non dicono più neanche quanti giorni c’è da attendere.
Una situazione drammatica, nonostante le rassicurazioni che fornisce il presidente della Regione Nicola Zingaretti, fotografata dal quotidiano romano Il Tempo con una dettagliata inchiesta pubblicata due giorni fa.
“I ‘tic’ delle Tac – scrive il giornale di piazza Colonna – finiscono per bloccare gli orologi delle liste d’attesa nel Lazio. Non si riesce a fissare un appuntamento in tutta la Regione, protestano i (fin troppo) pazienti che chiamano il centralino de Il Tempo dopo le telefonate a vuoto al numero verde del Recup. Il centralino regionale per le prenotazioni degli appuntamenti sanitari è in difficoltà nel fissare nuove date in agenda, soprattutto per quanto riguarda le prestazioni cosiddette ‘differibili’, ossia non urgenti, anche se altrettanto importanti, soprattutto per la prevenzione. Gli ultimi dati resi noti indicano, nell’Asl Roma 2, fino a 10 mesi di fila sia per la Tac del capo (309 giorni, 315 invece a Latina) che per quella del massiccio facciale (304 giorni, ma a Rieti sono 356). Questa la situazione almeno fino al marzo scorso. Perché, da allora, la Regione Lazio ha predisposto un nuovo sistema di rilevazione dei tempi di attesa: per ogni prestazione viene indicata la percentuale di prenotazioni effettuate con tempo di attesa entro gli standard regionali”.
Drammatica, letteralmente, la situazione di Viterbo, dove alle liste di attesa si somma la fuga dei pazienti per strutture sanitarie di altre province o regioni. Fuga che da qualche anno a questa parte rende di fatto la Tuscia una delle ultime province italiane in fatto di qualità dell’assistenza sanitaria.