I consensi ottenuti da Chiara Frontini, che ha mancato la vittoria per un soffio – ovvero il fatto che le elezioni si siano risolte quasi in parità – evidenziando una debolezza del centrodestra maggiore di quella che ci si aspettava, dà modo di effettuare una lettura ancora più inquietante della spaccatura all’interno del Partito democratico, decisa e voluta, contro il volere della maggioranza, dall’area panunziana ed ex Ds con l’avallo della Regione.
Stando così le cose, è chiaro che se Serra non si fosse candidato a sindaco, al ballottaggio sarebbe andata la candidata ufficiale del Pd Luisa Ciambella. Il che avrebbe comportato che, a fronte del cedimento del centrodestra al secondo turno (ma già al primo si era visto che qualcosa non stava funzionando), il vice sindaco uscente, per quanto penalizzata dal presentarsi dopo 5 anni di amministrazione non proprio popolare, avrebbe comunque potuto ottenere un risultato lusinghiero, evitando al centrosinistra di finire come è finito. Insomma, ammesso pure e non concesso che le elezioni si sarebbero perse, sarebbe stato quantomeno tenuto alto l’onore del partito con una percentuale di tutto rispetto. E invece no: Panunzi & C. hanno preferito fare terra bruciata, lasciando dietro di loro solo macerie.
Il consigliere regionale si è dunque assunto la responsabilità morale e a questo punto palesemente materiale del disastro, e con lui si sono macchiati della stessa colpa i vertici dell’amministrazione da cui dipende, che non ha mosso paglia per fermarlo. Le conseguenze saranno inevitabili e lasceranno il segno.
Circolano molte voci, come quelle secondo cui al secondo turno Serra, Panunzi & C. avrebbero appoggiato sotto banco proprio la Frontini e d’altra parte la designazione, alla vigilia del voto, del sindaco di Bagnoregio Francesco Bigiotti ne potrebbe essere un indizio, così come ne sono un indizio i voti che la candidata civica ha ottenuto a San Martino, di gran lunga di più rispetto al primo turno. Se così fosse si tratterebbe della dimostrazione di un piano predeterminato in area ex Ds per distruggere il Partito democratico, mandando alle ortiche più di dieci anni di faticosi tentativi per costruire a Viterbo, come nel resto del Paese, una solida alternativa al governo delle destre.