Una volta tanto Viterbo è arrivata prima. E’ arrivata prima del Comune di Roma all’idea di intitolare una via all’ex segretario del Msi Giorgio Almirante, uno che nella città dei papi ma anche a Canepina era di casa (soprattutto a casa Pesciaroli). Il tributo ad Almirante a Roma, come noto, è naufragato per il niet della sindaca Virginia Raggi, la quale, dopo aver sostenuto da Vespa che il consiglio comunale è sovrano, si è rimangiata tutto mettendo il veto. D’altra parte la povera sindaco, con quello che sta passando, di tutto ha bisogno meno che di accuse di filofascismo.
Il problema non si era posto invece a suo tempo – erano i tempi di Gabbianelli sindaco – a Viterbo, quando senza che nessuno facesse un fiato (a parte la sinistra resistente) allo storico leader missino fu dedicata non una semplice via ma addirittura una circonvallazione. In pratica il semianello. Un’intitolazione per cui all’epoca molto si diede da fare l’allora consigliera circoscrizionale e berlusconiana di ferro Rosetta Virtuoso, che oggi rivendica la scelta pionieristica compiuta da Palazzo dei Priori: “Ho sempre sostenuto che come a Roma c’è un viale Palmiro Togliatti (prima si chiamava, più opportunamente, data l’ubicazione, “circonvallazione Subaugusta” ), aveva lo stesso diritto ad una intitolazione anche Giorgio Almirante – ha scritto Rosetta – soprattutto perché quest’ultimo non s’ è mai macchiato le mani di sangue, a differenza del Migliore, che in Urss firmò personalmente le condanne a morte di tanti italiani che si trovavano in quel territorio per motivi di…illusione politica”.
Parole come musica per le orecchie di Littorio Di Battista, il quale sempre su Facebook ha manifestato tutto il proprio sdegno per la “retromarcia su Roma”(copyright il quotidiano Il Tempo”) ingranata dalla Raggi: “Con tutti i corvi e gli altri uccelli amari che svolazzano sui colli fatali di Roma, si spreca tempo per ‘disintitolare’ una via a Giorgio Almirante. Me parete scemi…”.
Pasticciaccio Almirante a parte, Dibba padre negli ultimi tempi sembra sempre più insofferente rispetto alla china che il M5S ha imboccato da quando è arrivato al governo col grido di battaglia “Onestà”. Il suo profilo Facebook è ormai un termometro quotidiano dei mal di pancia di Littorio: “Aaa cercasi – ha scritto dopo l’esplosione dello scandalo sullo stadio della Roma (lui che è un laziale irriducibile) -. Visto che siamo l’Italia per bene, cerchiamo disperatamente vecchie sòle con precedenti frequentazioni di altri partiti. Offronsi incarichi di prestigio, fiducia illimitata e lauti stipendi. Gli interessati si premuniscano di biglietti numerati onde evitare fastidiosissime file”.