Peppe Fioroni interviene sulle elezioni del 10 giugno con un lungo video pubblicato su Facebook in cui rivendica la bontà del lavoro svolto dall’amministrazione Michelini, che nel 2013 si trovò a prendere in mano, dopo 20 anni di centrodestra, un Comune letteralmente disastrato (fallimento delle municipalizzate, appalto rifiuti, buco Esattorie). “Comprensibile – dice l’ex sindaco – il malessere dei cittadini, ma è giusto che ognuno sappia come sono andate realmente le cose”. “Guai – mette in guardia – a credere alle fandonie che vengono raccontate da chi, prima di Michelini, ha prodotto tutti questi danni e guai ad affidarsi nel segreto dell’urna ai venditori di fumo (liste civiche), mossi dall’ambizione del potere e non dalla voglia di mettersi al servizio della comunità”.
Il video contiene un invito a votare per Luisa Ciambella, “che più di altri in questi anni è stata in prima linea per cercare di riparare i danni ereditati dal passato. E’ stato un lavoro difficile, il suo, impopolare, ma necessario per ripartire e dare nuove prospettive di sviluppo”.
Tra i commenti al video ce n’è uno che ha colpito in particolare l’ex ministro, è firmato da un certo S. Panunzi e dice testualmente: “L’ho conosciuto: era meglio che faceva il macellaio come facevano i genitori”.
Di fronte a un’affermazione del genere, assolutamente classista, la risposta di Fioroni non poteva farsi attendere: “Sono orgoglioso dei miei genitori e della loro professione di macellai. Faccio politica in una società in cui chiunque, a prescindere dalla ricchezza o dal ceto sociale, può aspirare a fare qualunque cosa, come è capitato a me che ho avuto la possibilità, grazie all’umile lavoro dei miei genitori, di fare il medico, il professore universitario, il deputato e il ministro della Repubblica. Questa è la differenza tra il centrosinistra, la destra e i populisti. E’ vergognoso pensare ad una società dove il futuro dei propri figli è legato ai soldi o al lignaggio dei genitori. Una politica che insulta e specula su queste cose è il segno del degrado a cui dobbiamo dire basta”.