Sabato a Kiev, il Real Madrid, si è laureato nuovamente campione d’Europa; lo ha fatto per la tredicesima volta nella sua storia, e per la quarta volta, da cinque anni a questa parte.
Un dominio, quello della squadra spagnola, senza precedenti, o meglio, non proprio senza precedenti, perché se vi dovesse capitare di andare a curiosare nell’albo d’oro della competizione, vi accorgereste che agli albori di questa, c’è stata un’altra squadra capace di regnare prepotentemente sul trono d’Europa.
Anzi, a dirla tutta, è riuscita anche a fare meglio, perché dal 1955 al 1960, ossia per cinque anni consecutivi, la targhetta sulla Coppa dei Campioni, ha portato sempre lo stesso nome … ovvero Real Madrid.
Già, proprio quel “Grande Real” là, quello della “Saeta Rubia”, quello di Puskàs, Rial, Gento, Santamaria, ma soprattutto del leggendario presidente Santiago Bernabeu Yeste, al quale verrà poi dedicato e intitolato ,quello che è oggi, lo stadio più prestigioso al mondo.
Una squadra di invincibili, in grado di riuscire a segnare anche sette gol in una sola finale; altri tempi, altro calcio, altra mentalità, altri giocatori; è cambiato tanto, tantissimo da allora e non solo le vicende che si sono susseguite dentro quel rettangolo verde, capace, ancora tutt’oggi, di emozionare milioni di persone.
Più di 60 anni di storia, dalla tromba di Armstrong al successo dei Beatles, fino ai più recenti U2; dal compianto John F. Kennedy fino all’irriverente Trump; dal Vietnam all’Isis passando per le torri gemelle e la Primavera araba.
la rivoluzione tecnologica è andata di pari passo con le scoperte scientifiche, dagli ingombranti telefoni a muro della metà del ‘900 fino ai sottilissimi smartphone del nuovo millennio; dalla pillola anticoncezionale fino alle moderne terapie antitumorali.
In tutti questi anni anche lo stesso mondo del pallone si è modificato, trasformato, ma soprattutto innovato.
C’è stata gloria un pò per tutti, dall’Inter del Mago Herrera, al decennio d’oro della Juve del Trap; dal Milan del “Profeta di Fusignano” Arrigo Sacchi, passando per la Ma.Gi.Ca Napoli di Maradona,Giordano, Careca.
Anche in terra straniera sembrano essersi divisi le gioie, dalla “Rivoluzione dei Tulipani” dell’Ajax del profeta Cruijff, al biennio miracoloso del Nottingham Forest; dalla gloriosa Balcanica Stella Rossa al Manchester di Sir Ferguson, al porto di Mou ,fino ai marziani Blaugrana di Pepp Guardiola.
Tra alti e bassi e periodi di transizione che ogni società e squadra può avere, quel Real, che apriva le danze Europee 60 anni fa in quella Coppa dei Campioni alla sua prima sperimentazione, è ancora tutt’ oggi protagonista indiscusso.
Di stefano ha lasciato il testimone a Ronaldo e precedentemente all’altro Real, quello a cavallo tra la fine del ‘900 e gli inizi del 2000, quello di Carlos, Seedorf, Raul, quello dei Galatticos, per intenderci.
il Pedigree della società Madrilena è quello appartenente ai vincenti, perchè le squadre con il tempo potranno anche cambiare , ma lo spirito agguerrito e vittorioso rimane oltre il tempo e le generazioni.
Hala Madrid!
Gabriele Picone