Chiude a metà giugno la Centrale operativa del 118 di Viterbo, che viene trasferita a Rieti. Dopo il trasferimento dell’Arpa sempre a Rieti, la Sabina e il Reatino continuano così ad incamerare ciò che viene tolto altrove.
Come mai – si chiedono molti operatori sanitari – è stata bocciata la scelta della nuova struttura a Orte, terminata da oltre un anno, che, oltre a essere pienamente idonea ad ospitare il servizio, è geograficamente situata in un punto centrale tra le due provincie?
L’efficienza del servizio erogato dll’Ares 118 (Azienda regionale emergenza sanitaria) si basa sui tempi di intervento e il trasferimento della centrale di ascolto a Rieti potrebbe allungarli a danno della salute degli utenti. Basta – dicono gli operatori – con scelte politiche fatte senza una logica, dettate solo dall’esigenza di fare qualche favore o di risparmiare. Non si può assolutamente scherzare con la salute dei cittadini.
Un operatore che si definisce indignato così scrive al Viterbese: “Preferisco rimanere nell’anonimato visto che siamo in piena campagna elettorale, ma voglio dire che i nostri cari politici si stanno lasciando sfuggire una notizia non da poco per la nostra città, appunto la chiusura della centrale operativa del 118. La cittadinanza non è stata informata e nessuna autorità si è opposta a tale evento, vorrei solo rendere nota questa notizia dato che come cittadino viterbese sono profondamente indignato e mi reputo cittadino di serie b”.
Per la cronaca, la provincia di Viterbo ha una superficie di 3.615 chilometri quadrati per oltre 300mila abitanti e il numero degli interventi sanitari annui è pari a 18mila. La provincia di Rieti ha invece una superficie di 2.749 chilometri quadrati, gli abitanti sono 157mila e il numero degli interventi annui è di circa 9mila. Non si comprende quindi come i rappresentanti politici della Regione sul territorio non abbiano mosso un dito per evitare tutto ciò.