di Cristian Coriolano
Stasera sapremo se il Presidente incaricato sarà in condizione di sciogliere la riserva e ottenere il via libera per la formazione del suo governo, il primo in Europa di stampo populista. In Austria, perlomeno, l’alleanza con la destra xenofoba si regge sul primato del “rinnovato” Partito popolare, anche se proprio questa alleanza snatura una formazione politica sì moderata e conservatrice, ma pur sempre di matrice cattolico-popolare. In Italia si preannuncia un brutto esperimento all’incrocio tra versioni diverse e convergenti del medesimo disegno antisistema.
In ogni caso l’Avvenire, con il suo direttore Tarquinio, si schiera con Mattarella. È un segnale importante, che fa chiarezza su ciò che pensa il vertice della Chiesa italiana. In controluce s’intuisce che la mossa di “inventare” un premier formato a Villa Nazareth non apre la strada ad avventurose connivenze clericali sulla linea grillo-leghista. Al Quirinale si respira un’aria di soddisfazione.
Nello stesso tempo risuona clamoroso il silenzio di Berlusconi. Dopo essersi eretto a garante dell’ortodossia europeista del centro-destra, nulla dice sulla vicenda Savona il capo di Forza Italia. Evidentemente gli affari di famiglia, e quindi le garanzie sul futuro di Mediaset, hanno fatto velo alle ambizioni del preteso statista. L’Europa può attendere. Che importa se in questo modo, al di là delle dichiarazioni nei vertici del PPE, si lascia sguarnito il fronte della solidarietà attorno al Presidente della Repubblica.
Non è in questo modo che si salva l’Italia, né si aiuta dall’opposizione il processo di organizzazione delle forze democratiche e antipopuliste.