Il rettore dell’Università della Tuscia Alessandro Ruggeri avverte la necessità di rendere pubblico che l’ateneo è aperto all’ascolto di tutti i candidati e dei loro programmi, ma che non consente di fare campagna elettorale al proprio interno. Quindi nessun dipendente dell’Unitus si azzardi a utilizzare il proprio ruolo per chiedere consensi.
Il magnifico ha sentito la necessità di dire tutto ciò non solo a voce, ma ha emanato ben due circolari per invitare dipendenti e studenti a scegliere liberamente senza essere indotti dal ruolo o dalle eventuali conseguenze che dalla loro scelta elettorale potrebbero derivare.
Se dall’Unitus ci spostiamo invece alla Asl le cose cambiano radicalmente: qui registriamo ambulatori pieni di bigliettini elettorali, prestazioni rapide e veloci anche senza richieste (almeno si dice), summit tra consiglieri regionali, primari e candidati. Tutto documentato e documentabile, perché il luogo è pubblico e per fortuna i cittadini hanno occhi e orecchie. Si sa anche di candidati con funzioni di autorizzazione e controllo che chiedono voti e incontri ai loro controllati. Di fronte a tutto questo la direzione della Asl, come le tre scimmiette, non vede, non parla, non sente.
Il partito cosiddetto della sanità fa tutto e il contrario di tutto, e il clima che si respira è pesante, sia in ospedale che alla cittadella: sono tante le segnalazioni che abbiamo avuto e che abbiamo ascoltato. Ma la direzione non risponde e non avverte il dovere etico che ha avvertito invece il rettore Ruggeri, il quale notoriamente ha libertà di giudizio e piena autonomia. Purtroppo non è così per tutti, evidentemente. Alla fine saranno i cittadini, anche se pazienti e dipendenti, a esercitare quella libertà ed autonomia che ad altri mancano.
Annio da Viterbo