“Questa è la casa dei molti e non dei pochi. Ed una casa se ha fondamenta solide non si distrugge, ma si ristruttura. Quindi ai dissidenti più veraci chiederei di fare uno, due o magari tre passi indietro, magari uscire anche dalla porta”.
Firmato anonimo Pd. La lettera aperta è comparsa ieri sulla pagina Facebook del circolo dem di Civita Castellana, non un paese qualunque ma l’ex piccola Stalingrado, Civita la rossa, dove il Pd, nonostante il declino, continua ad avere uno zoccolo duro di iscritti e militanti, impermeabili a tutte le intemperie politiche, che continuano a vedere la storica “sezione” di via San Gratiliano come la loro casa. Una casa che, come sottolinea l’anonimo militante che punta il dito sulla minoranza, rischia di cadere a pezzi. La lettera, che pubblichiamo interamente, sta facendo molto discutere i democratici di Civita Castellana.
“Non importa come mi chiamo, scrivo questa lettera da iscritto del Pd, provengo dall’area di sinistra, quindi come potete ben capire non sono un renziano. Che poi è anche brutto dirlo così, perché si personifica quelle che sono le idee che dovrebbero essere il motore di una forza politica. Dicevo, dunque, la mia esperienza politica è radicata nella sinistra dal Pds ai Ds al Pd, e non accetto quello che sta accadendo in assemblea. Mi hanno sempre insegnato che in democrazia la maggioranza vince e le correnti minoritarie devono essere costruttive, li dove ci fossero nel correggere eventuali errori. Sempre nel rispetto, sempre nella consapevolezza che in un partito si rema tutti dalla stessa parte.
E qui vengo alla parte dolorosa di questa lettera. In questi giorni ho assistito ad una scientifica distruzione all’interno del mio, del vostro anzi del nostro Pd. Non accetto che una parte minoritaria silenzi la maggioranza in assemblea. Non accetto in alcun modo le esternazioni pubbliche di Emiliano elogiare l’antitesi di ciò che siamo, ovvero il nascente governo. Definito uno dei più di destra in assoluto. È chiaro ormai che ci sia in atto, una manovra per scindere questo partito. E non accetto che sia la minoranza a volerlo per attaccarsi ad un po’ di potere. Per cercare di mangiare sui resti di ciò che rimarrebbe, come le peggiori iene.
Allora io invito qui i presenti dissidenti a dire chiaramente cosa intendano fare, se questa è ancora casa loro.
Perché vorrei ricordare che il Pd non può e non deve essere ostaggio di pochi, che il Pd è mio quanto di un Emiliano, è di ogni iscritto, di ogni tesserato, e un militante non vale meno di un Cuperlo.
Più e più volte dalla base è stata scelta una determinata linea guida. Che si rispetti quella, per il bene del Pd, e per la volontà degli iscritti.
Magari io personalmente, non condividerò certi punti, ma mi lega al Pd le sue radici, ciò che è veramente. Un partito democratico e riformista e di centro sinistra.
Mi lega l’idea di innovazione, le battaglie civili, mi lega il sogno di due uomini quello di Aldo Moro e di Berlinguer, il sogno del compromesso storico. Mi lega quel ramoscello d’Ulivo, mi lega l’idea che una forza politica possa essere veramente per la gente. E qualcuno vuole distruggere questo sogno, questa casa, ed io non ci sto.
Perché sono sicuro che dopo i disastri che farà questo governo, toccherà di nuovo a noi salvare l’Italia, e vorremmo farlo senza zavorre, senza pesi inutili.
Il Pd non merita questo, gli iscritti non meritano di vedere questo spettacolo penoso. Basta con queste pagliacciate. Basta coi giochini.
È ora di riacquistare dignità e unità e di tornare fra la gente. Perché è lì il nostro posto”.