Nel giorno in cui Lega e M5S hanno formalizzato il contratto per la formazione del nuovo governo davanti al capo dello Stato, a Viterbo è stato Antonio Tajani – giunto in città per parlare di Europa all’Università della Tuscia e fare campagna elettorale a Giovanni Arena – a mettere i puntini sulle “i” rispetto al programma che intendono portare avanti i due movimenti e, quindi, a rimarcare le distanze che dividono Forza Italia e Lega. “Uscire dall’euro – ha detto il presidente del Parlamento di Strasburgo nell’aula magna di Santa Maria in Gradi – sarebbe una grande sciocchezza”.
In questo contesto, non sfugge più a nessuno la contraddizione di un centrodestra che, per convenienza elettorale, si ostina a mostrarsi unito sebbene la frattura insanabile determinata dalla decisione di Salvini di allearsi con Di Maio ormai sia sotto gli occhi di tutti. Una dicotomia chiarissima a livello nazionale, che non potrà non avere ripercussioni anche sull’opinione pubblica locale. C’è quindi curiosità sulle reazioni dell’elettorato viterbese, che affiderà il 10 giugno alle urne il proprio responso su questo nuovo scenario politico. Inutile dire che le preoccupazione all’interno della coalizione che sostiene Giovanni Arena sono forti.
Da notare che la presa di posizione di Tajani è arrivata anche lo stesso giorno in cui il presidente del Ppe (Popolari europei) Manfred Weber ha tuonato contro Lega e M5S: “State giocando con ifuoco perché l’Italia è pesantemente indebitata. Le azioni irrazionali o populiste potrebbero provocare una nuova crisi dell’euro”.
“Uscire dall’euro è una grande sciocchezza: faremmo un danno enorme alla nostra economia – ha fatto eco Tajani -. La gente svuoterebbe i conti correnti e porterebbe i soldi all’estero. Il problema è che buona parte del debito pubblico italiano è in mani non italiane e che noi sempre in euro lo dovremo pagare”. E riguardo alla proposta di cancellare 250 miliardi di debito: “E’ come se – ha risposto – chiedessi alla mia banca, dove ho un mutuo per la casa, di cancellarlo, così sto più tranquillo”.
Secondo il leader di Forza Italia il compito della politica invece è semmai quello di lavorare per cambiare l’Europa, non per distruggerla. Per cui su disoccupazione, immigrazione e terrorismo “vanno trovate soluzioni che partano da una riforma che tolga potere alla burocrazia per restituirlo alla politica. D’altra parte, se oggi c’è troppa burocrazia, la colpa è della politica, debole e non sufficientemente forte per indicare il raggio di azione, pur importante, della burocrazia”.
Esempio: “Quando la vigilanza della Bce – ha ricordato Tajani – ha proposto che le banche si liberassero in poco tempo dei debiti deteriorati, ho scritto a Draghi. Sarebbe stata infatti una scelta che avrebbe provocato grossi danni. Ho spiegato che non toccava a pur autorevoli tecnocrati stabilire regole per tutti. E’ un compito del legislatore. Ho detto: fermatevi, facciamo una proposta politica. Il risultato è che adesso c’è davvero una proposta della commissione europea che stiamo discutendo”.
Come reagirà il popolo di centrodestra a tutte queste opposte sollecitazioni? Come interpreterà, l’elettore moderato, l’avventura intrapresa dalla Lega? L’appuntamento del 10 giugno, per quanto locale e quindi svincolato da certe dinamiche, è importante per questi motivi. Si tratterà di un test, certamente, ma qualche indicazione è possibile che ne scaturirà.