Dice di averci provato in tutti i modi ad evitare lo strappo, ma di essersi trovato di fronte un muro. Durante la presentazione delle sue due liste da Schenardi, Francesco Serra non si è sottratto alle domande politiche dei giornalisti. Il candidato a sindaco della minoranza Pd si sente ancora un esponente del partito dem, anzi “un esponente del centrosinistra”, almeno fino a che qualcuno non lo butterà fuori. Ma dalla segreteria regionale, ha fatto sapere, finora non ci sono stati provvedimenti né minacce. La stessa segreteria regionale – leggi: Fabio Melilli – che secondo Serra “poteva fare di più per evitare la rottura”.
Serra definisce le due liste come una “costola” del Pd, come dimostra anche la presenza di candidati dem, a cominciare dal capogruppo uscente Mario Quintarelli per finire con Andrea Cutigni, seduto al tavolo alla sua sinistra. A indurlo a varcare il Rubicone, ponendosi di fatto su un’orizzonte scissionista, rimarca, è stata “la mancanza di confronto interno. Cinque anni fa portammo alle primarie 4.500 persone. Stavolta, che ci sarebbe stato ancora più bisogno di partecipazione, si è scelto il candidato con poche centinaia di clic”.
“Di errori – dice – ne ho commessi anch’io, ma la scelta del candidato e delle alleanze andava preceduta da una discussione, che invece è stata negata”. Per il consigliere comunale di San Martino la maggioranza ha operato “una scelta di piccolo cabotaggio”. “Non potevamo lasciare uno spazio vuoto”, ha sottolineato, dicendosi poco preoccupato delle possibili conseguenze dello strappo: “Mi espelleranno? Ci sono cose più gravi nella vita”.
Serra nega che le sue liste nascano per far perdere Luisa Ciambella: “Sono liste a sostegno di Serra”. Nessun timore nemmeno di essere additato un domani come il responsabile della eventuale sconfitta dalla candidata dem: “Potrebbe valere anche il contrario”, dice il cardiologo strappando qualche applauso nella sala di Schenardi. Quanto alla posizione che assumerà a un eventuale ballottaggio che lo veda tagliato fuori, l’ex capogruppo del Pd sembra lasciare aperta la porta a qualsiasi ipotesi, compresa quella di disertare le urne. Una decisione, questa, che sarebbe però molto, molto grave. Lui che si è sempre proclamato renziano come potrebbe assumersi la responsabilità di agevolare, ancora più di quanto non abbia fatto finora, la riconsegna del Comune al centrodestra? Se veramente optasse per far disertare le urne darebbe di fatto la dimostrazione di aver finora sempre lavorato per se stesso e mai per il gruppo, perseguendo solo interessi personali. Sarà per questo che non sembra escludere, una volta che la vendetta della minoranza si sarà consumata fino in fondo, di poter tornare a discutere con chi guida il Pd viterbese. Almeno questa è l’impressione che si è avuta in conferenza stampa.
Quanto al convitato di pietra all’appuntamento da Schenardi, ovvero il leader della minoranza Enrico Panunzi, Serra spera in un suo sostegno e anche in quello di Ugo Sposetti. Ma questa più che una speranza è ormai una certezza.