Dopo la doppia doccia fredda delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, per i 29 Comuni della Tuscia che non hanno ancora aderito a Talete arriva l’ennesima diffida da parte della Regione Lazio. O si decideranno a cedere il servizio idrico alla società per azioni interamente pubblica o scatteranno i poteri sostitutivi, vale a dire il commissariamenti.
I Comuni del Viterbese interessati sono: Bagnoregio, Bassano Romano, Bassano in Teverina, Capodimonte, Castiglione in Teverina, Caprarola, Cellere, Civitella D’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Gallese, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Lubriano, Montalto di Castro, Monte Romano, Onano, Orte, Proceno, Ronciglione, San Lorenzo Nuovo, Sutri, Tuscania, Valentano, Vasanello, Villa San Giovanni in Tuscia, Vitorchiano.
Nonostante la sconfitta patita nei ricorsi presentati prima al Tar e poi al Consiglio di Stato contro i diktat della Regione, i sindaci ribelli non ne vogliono sapere di cedere i propri acquedotti a una società indebitata e che in questi anni non ha mai dato prova di efficienza. Di qui la richiesta al Consiglio di Stato di revocare la sentenza del 22 maggio scorso. Nell’attesa che da Palazzo Spada arrivino risposte, a battere un colpo è stata la giunta Zingaretti.