Che il Pd sia un partito diviso è un dato di fatto, motivo per cui, al di là delle cause per le quali nel tempo si è arrivati a questa situazione, è evidente che se non c’è unità di intenti le decisioni da prendere vanno messe a votazione. E siccome in democrazia vince chi ha i numeri, non si comprende come si possa sostenere, di fronte al risultato di una consultazione (in questo caso sono stati interpellati gli iscritti) che chi ha vinto – proprio perché ha vinto – ha spaccato il partito. Ragionamento, questo, oltretutto sbagliato in partenza dato che il partito era già spaccato prima e infatti se si è arrivati alla consultazione della base è proprio perché non c’era unità di intenti.
Le polemiche che sta sollevando la minoranza del Pd in queste ore dopo la designazione di Luisa Cambella quale candidato a sindaco da proporre nei prossimi giorni al tavolo del centro -centrosinistra quindi non fanno altro che rendere più avvelenato il clima generale con grave nocumento per l’immagine di tutti in un momento così delicato. Tutto ciò è a maggior ragione vero se si considera che si sta parlando della città di Viterbo, dove la minoranza (area Panunzi – Serra) è davvero minoranza, nel senso che lo scarto con cui ha perso il congresso è molto ampio, come dimostra la stessa votazione che ha visto attribuire alla Ciambella quasi il 98 per cento delle preferenze e a Serra poco più dell’1.
Alcuni autorevoli esponenti della minoranza (Panunzi) sostengono che per cercare di vincere le elezioni si dovrebbero fare scelte il più possibile condivise e si tratta di un ragionamento in linea teorica giusto. Il problema è che queste fantomatiche scelte condivise – laddove siano realmente riconosciute come metodo di lavoro – dovrebbero essere prese sempre e non solo quando fa comodo. Ad esempio, perché non è stata condivisa la scelta dell’assessore regionale nominando d’imperio Alessandra Troncarelli che non aveva corso alle elezioni? Qui oltretutto mica si vorrà dire che la scarto tra le preferenze di Panunzi e quelle della Ciambella è stato uguale a quello uscito fuori l’altra sera tra Serra e la stessa Ciambella… Ancora: per fare qualche altro esempio, risulta a qualcuno che a Canepina, roccaforte panunziana, sia stata qualche volta condivisa con la minoranza del partito la scelta del candidato a sindaco? Risulta che la minoranza di Canepina, di fronte a rapporti di forza chiari ed evidenti a tutti – tanto chiari da non aver nessuno neanche lontanamente pensato di consultare gli iscritti – abbia sollevato le polemiche che oggi solleva la minoranza di Viterbo?
La verità è che senza un metodo valido sempre non si va da nessuna parte è che l’unico metodo democratico è, pur in un ambito di accesa discussione e confronto, di attribuire alle scelte di chi esprime un libero voto il valore che si meritano. La verità infine è che se si continua su questa strada il Partito democratico sarà distrutto inesorabilmente.