In democrazia tutti possono dissentire, ma stravolgere la verità dei fatti non si può consentire a nessuno. Il regolamento per le elezioni amministrative è stato approvato all’unanimità da circa un mese e tutti ricordano che per approvarlo le direzioni sono state sospese più volte per consentire alla minoranza di ricevere consulti da esterni. Dopo averlo votato, la minoranza ha anche comunicato di aver cambiato idea. Quel regolamento è stato accettato dal partito nazionale, perché ritenuto conforme al regolamento quadro. Altro che invenzioni.
Il coordinamento è stato votato all’unanimità anche nella sua composizione. La segretaria Minchella e il vice segretario Rizzello hanno inseguito per settimane il delegato della minoranza, affinché partecipasse agli incontri dei quattro circoli che sono venuti in assemblea pubblica, invitando tutti gli iscritti a un libero confronto. Cutigni è stato inseguito anche per partecipare alle consultazioni con il sindaco Michelini, con i Mori e con altre espressioni della coalizione, ma ha sempre declinato l’invito. Quella che è stata definita “estemporanea consultazione” rappresenta la più alta forma di democrazia partecipativa. La minoranza ha ritenuto di esprimere una propria candidatura, quella di Francesco Serra. La maggioranza non ne ha espressa alcuna.
A tutti gli iscritti è stata inviata una copia del regolamento, il quale prevedeva che ciascuno di loro – liberamente, autonomamente e volontariamente – indicasse il nome del candidato preferito, inserendo i propri dati personali, l’indirizzo e il numero del proprio documento di identità per fugare ogni dubbio. E’ ora di smetterla di insultare la nostra base, sostenendo che non sapeva che cosa votava. Ha votato esprimendo la propria libera indicazione.
La democrazia è l’accettazione delle decisioni sempre, figuriamoci quando espresse, come in questo caso, in modo plebiscitario. L’unità del partito è diversa dall’unanimismo: si realizza accettando la volontà della maggioranza anche se la si pensa in maniera diversa. L’unica cosa che non è possibile, è pensare di sostituire la democrazia libera, dove gli iscritti sono protagonisti, con i caminetti, con le riunioni tra correnti e con le decisioni dei capibastone.
Il 4 marzo ha messo fine a questo tipo di politica, il bene della città si costruisce evitando di confondere, come spesso capita, gli interessi di parte con gli interessi generali. In merito al fatto che il Pd abbia il diritto-dovere di presentarsi al tavolo della coalizione con una propria legittima indicazione di candidato sindaco, aperta al confronto e al dibattito, è l’esercizio della democrazia partecipata. Che è l’esatto contrario, di quella democrazia ristretta dove pochi pensano di decidere per molti. Abbiamo apprezzato la volontà della minoranza di non votare contro e il nostro inguaribile ottimismo ci fa pensare che questo sia un ponte per costruire assieme una lista plurale e forte, con il contributo di tutti. E, come richiesto dalla minoranza, con la certezza di non potere avere un numero inferiore di candidati a quello che spetta loro in base alla rappresentanza congressuale.
Annio da Viterbo