Decine e decine di operatori del 118 sul piede di guerra contro la Regione: il loro lavoro è a rischio per colpa di una delibera che impone il ritorno dei volontari al posto dei professionisti dell’emergenza sanitaria. Per la precisione sono 250 le persone interessate che da giugno si troveranno in mezzo a una strada.
Di fatto, la nuova gara per il soccorso in area extraospedaliera bandita dall’Ares, con scadenza ad inizio maggio, è rivolta esclusivamente alle associazioni, alle istituzioni di volontariato e agli organismi affini. Tagliate fuori le società con personale regolarmente a busta paga.
La delibera in questione, primo provvedimento sulla sanità della giunta Zingaretti bis, sembra fosse già pronta prima delle elezioni, ma è stata ufficializzata solo ora. Spiegano i diretti interessati: “Si tratta di una decisione scellerata che mette a repentaglio il lavoro dei 250 operatori del 118 passati dalla precarietà del volontariato al lavoro stabile, regolarmente retribuito con soldi pubblici. Anche in questo caso le associazioni verranno retribuite, ma non i volontari. Ovvero gli attuali lavoratori saranno costretti a diventare volontari per avere un lavoro che sarà pagato in nero. Così, dopo la vergogna delle ambulanze spot pagate a suon di milioni, dopo la programmazione di un bando europeo evidentemente sottodimensionato rispetto alle reali esigenze del territorio, vengono effettuati nuovi tagli alla spesa senza tenere conto dei danni che questi arrecheranno a cittadini e lavoratori”.
L’iniziativa, sostengono i diretti interessati, non sarebbe altro che una “manovra post elettorale camuffata da risparmio della spesa pubblica. Zingaretti e la sua giunta devono rendere conto delle direttive politiche impartite all’Ares per imprimere un presunto risparmio del 30% sui costi di gestione di un servizio essenziale per i cittadini della Regione Lazio, che lo pagano profumatamente, e per i lavoratori che attendono risposte da più di un anno”.
Tutti questi lavoratori, già scesi in piazza con un presidio a cui ha partecipato due giorni fa il senatore della Lega Umberto Fusco, chiedono dunque al governatore e all’assessore alla sanità di bloccare per tempo il bando: “Altrimenti, si cancellerebbero 250 posti di lavoro”.
Per il momento gli operatori interessati sono localizzati su Roma, Viterbo e Rieti. Ma, passasse il nuovo corso all’insegna del ritorno al passato, non è escluso che il caso possa allargarsi ulteriormente, arrivando a investire anche gli specialisti dell’emergenza della provincia di Latina. Meno male che il Lazio è governato da una giunta di sinistra.