Il dipinto della Vergine con le ipotetiche sembianze di Giulia Farnese, amante e concubina di papa Alessandro VI, continua a far discutere a qualche mese dalla chiusura della mostra Pintoricchio pittore dei Borgia: il mistero svelato di Giulia Farnese svoltasi ai musei capitolini.
L’immagine, per la prima volta presentata al pubblico, è contenuta in un frammento dell’affresco originariamente più esteso firmato da Bernardino di Betto detto il Pinturicchio. L’opera era stata infatti prima smembrata e poi distrutta per via della damnatio memoriae che colpì il casato nella seconda metà del ‘600. Nella sua completezza originaria avrebbe dovuto documentare l’importante storia d’amore tra il controverso pontefice (papa dal 1492 al 1503) e la sua favorita, appunto questa dama “viterbese” raffinata e bellissima, amante adolescente e donna di indiscusso fascino finita al centro degli scandali della corte pontificia perché tra l’altro avrebbe amato mostrarsi al papa ammiccante e distesa nuda su lenzuola di seta nere che mettevano in risalto la sua carnagione perlacea. La relazione tra i due focosi amanti non fu neanche troppo celata ai contemporanei, al punto da far guadagnare a Giulia gli epiteti di “Sponsa Christi” e “concubina papae”. Tutto questo peraltro in un contesto di altre voci più o meno presunte sul conto del Borgia, sul quale gravavano addirittura sospetti di incesto con la figlia Lucrezia messi in giro dall’ex marito di lei, Giovanni Sforza, il quale ottenne – a suo dire – l’annullamento del matrimonio dal pontefice affinché quest’ultimo potesse “usar con lei”. Un’affermazione assai esplicita che lascia poco margine all’interpretazione benché magari “messa in giro” probabilmente solo per vendetta dallo Sforza.

Ma facciamo un passo indietro. Qualche anno fa, in un’altra mostra, questa volta allestita a Perugia nei sontuosi ambienti del Collegio del Cambio e sponsorizzata in pompa magna da Listone Giordano, era stato presentato un dipinto ritrovato nel mercato antiquario. Si trattava ancora una volta di un frammento di un affresco strappato con un Gesù bambino benedicente e nelle parti periferiche alcune mani maschili e femminili. L’opera, di pregevole qualità, inizialmente confusa con un affresco distrutto del Pinturicchio proveniente dal chiostro della basilica di Santa Maria del Popolo a Roma, era stata riconosciuta, grazie ad una copia antica di Pietro Falcetti, come parte di un brano pittorico perduto sempre di Pinturicchio dipinto nelle stanze papali ai Palazzi Apostolici Vaticani. In particolare, il curatore dell’esposizione perugina aveva appurato trattarsi proprio di quel prototipo ritenuto scandaloso perché, secondo il Vasari, ritraeva appunto il papa Borgia inginocchiato di fronte alla Madonna nelle fattezze della sua amante, la bella Giulia Farnese: da qui il suo frazionamento e la sua distruzione su esplicita richiesta di papa Alessandro VII Chigi. Da quel momento non si ebbero più notizie del dipinto dello scandalo, tanto da far credere per molto tempo che fosse andato irrimediabilmente perduto, finché non ricomparve frammentato in tempi diversi: prima il Gesù bambino esposto a Perugia nel 2007, poi la Madonna rintracciata nella collezione privata di una famiglia romano-svizzera imparentata coi Chigi esposto a Roma l’anno scorso.

La probabile inattendibilità della fonte però, quel Vasari che ben si prestava ai pettegolezzi e alle maldicenze, ha messo in allarme i curatori della recente esposizione capitolina che hanno valutato con molta cautela se la ritratta sia proprio l’amante del pontefice, giungendo alla fine ad una lapidaria conclusione: i lineamenti della Vergine sono sin troppo generici e assai simili a quelli che il pittore di corte Borgia, il Pinturicchio, realizzò in altre Madonne, per prima quella della pala di Santa Maria de’ Fossi. Ergo: la Madonna non ha il volto di Giulia.
Ma quali sono le reali fattezze della bella Farnese? Hanno tentato di dare risposta a questa domanda i più qualificati studiosi. Diverse le opere d’arte in cui Giulia sembrerebbe essere stata ritratta: dalla donna bionda di spalle nella Trasfigurazione di Raffaello, passando per varie Madonne disseminate in molti Comuni, in primis quella ad affresco nella chiesetta del cimitero di Carbognano, feudo in cui ella visse in un castello dov’è ritratta anche nel pavimento (con fattezze sin troppo generiche, però, da non poter essere prese come riferimento per un eventuale confronto). In realtà, sappiamo, e questa è una certezza, che Giulia aveva un’acconciatura tra le più belle e curate dei tempi. Non solo: amava schiarirsi i capelli per apparire agli occhi del pontefice come un’altera e seducente donna dalla sofisticata bellezza nordica. Purtroppo nel dipinto che è stato in mostra dei Capitolini il colore dei capelli, coperti dal velo riccamente decorato, non si vede. L’ovale allungato, la bocca piccola, a cuore, le sopracciglia curatissime e depilate e gli occhi di colore scuro, peraltro compatibili col colore “nigro” di Giulia, ma anche il naso dritto con la punta protesa al basso, contrariamente a quanto affermato dai curatori della mostra romana, farebbero propendere tuttavia proprio per un suo ritratto dal vero. D’altra parte, il fatto che sia simile ad altre effigi di Madonne eseguite sempre dal Pinturicchio non porta a scartare l’ipotesi che il pittore avesse scelto proprio la Farnese come modella per altre sue opere, come del resto avrebbe fatto anche lo stesso Raffaello. Il problema, dunque resta, fino a prova contraria, sostanzialmente aperto.